È stato facile entrare in sintonia con Andrea Califano. In dialogo con Mario Calvo-Platero, il “professore, insegnante, imprenditore, fisico, non è possibile ridurre la sua carriera a un unico titolo” – ha detto il presidente del Gruppo Esponenti Italiani (GEI) – con umiltà e simpatia ha conquistato il pubblico intimo del Racquet and Tennis Club, a Park Avenue.
Califano è un pioniere nel campo della biologia dei sistemi e fondatore e presidente del Dipartimento di Biologia dei Sistemi al Columbia University Irving Medical Center. Di recente, è stato nominato, proprio da Mark in persona, presidente del Chan Zuckerberg Biohub di New York. “Non ha una laurea in medicina, ma lavora comunque ogni giorno con i dottori su studi clinici”, ha detto Calvo-Platero. “Questo dimostra quanto interdisciplinare siano gli ambienti lavorativi negli Stati Uniti”.
“Oggigiorno, per fare nuove scoperte, soprattutto in biologia – ha cominciato il professor Califano, – è necessario ricorrere a una serie molto ampia di competenze, che vanno dalla statistica ai sistemi di apprendimento, come le machine learning, alle tecnologie utilizzate per registrare i genomi e alla conoscenza dello sviluppo molecolare. È fondamentale creare nei laboratori un gruppo interdisciplinare in grado di avere tutte queste capacità contemporaneamente e poter quindi studiare con precisione tutti i problemi che potrebbero presentarsi”. Ha spiegato di riuscire a partecipare agli studi clinici nonostante sia un fisico perché, in realtà, “dipendono sempre di più dell’uso di tecnologie che prevedono se il paziente risponderà o meno quando si usa un particolare biomark”. Il medico stesso non ha le competenze per poterlo fare. “Nei nostri laboratori stiamo formando un nuovo team di medici-scienziati che vadano a colmare il divario tra i ricercatori biologici di base e quelli clinici”, ha concluso il professore.

Califano ha poi illustrato alcuni degli approcci innovativi e sistematici che al Chan Zuckerberg Biohub stanno sviluppando per identificare i fattori molecolari che causano il cancro, l’Alzheimer e il Parkinson, studiando il modo e il motivo per cui le cellule si deteriorano con l’invecchiamento. Gli esperti stanno cercando un metodo efficace per riprogrammare le cellule al fine di prevenire queste malattie croniche. “Non si tratta di aumentare la durata della vita e di fermare l’invecchiamento; l’obiettivo è dare più possibilità di sopravvivenza a tutti, dai giovani agli anziani”, ha commentato. Lo scopo per cui Zuckerberg sta finanziando i suoi centri di ricerca – uno a New York, uno a San Francisco e uno a Chicago – è riuscire a trovare una cura a tutte le malattie entro la fine del secolo. “In realtà, ci concentriamo su un segmento alla volta perché i virus si sviluppano, ma anche le tecnologie con cui vengono studiati – ha risposto Califano alla provocazione. – Quindi, al momento, stiamo costruendo le infrastrutture del domani”.
È stato spontaneo confrontare l’esperienza italiana a quella statunitense. Per Califano, “sarebbe stato quasi impossibile fare in Italia il tipo di lavoro che mi lasciano fare qui. Soprattutto perché nel nostro Paese la ricerca non ha uno sbocco diretto, il mercato non è interessato a comprarne i diritti e i laboratori devono aspettare che una casa editrice decida di pubblicare i testi. Qui, invece, quando un’università fa una scoperta fondamentale, le informazioni vengono immediatamente divulgate”.
