“Una nave, un’idea”. È con questa frase che si è concluso l’evento intitolato “L’avventura e la voce di Giovanni da Verrazzano”, dedicato al grande navigatore, tenutosi all’Istituto di Cultura Italiano di New York. Ancora una volta Fabio Romanini, professore in Linguistica italiana presso l’Università degli studi di Ferrara, ha cercato di tracciare un profilo di questo “marinaio”, ma anche uomo colto, umanista, conoscitore del latino e della cosmografia.
Romanini cerca di fare luce sulle motivazioni che potrebbero aver spinto Verrazzano a non essersi spinto oltre la baia di New York esattamente 500 anni fa. “La spedizione inizia talmente in segreto nel tentativo di nasconderla fino all’ultimo momento che venne fatta partire da un isolotto vicino a Madeira di competenza portoghese il 17 gennaio 1524. Non parte dalla Francia come ci si sarebbe potuto aspettare. Al rientro Verrazzano stenderà il testo che oggi ci permette di capire meglio la sua figura rimasta per certi aspetti ancora sconosciuta oltre che tracciare meglio il resoconto della missione”, ha raccontato Romanini.
La nave Delfina, con cui Verrazzano raggiunse la costa americana, era un veliero a tre o quattro alberi fu la prima nave destinata alla traversata oceanica in Europa. Il navigatore fiorentino cercava un passaggio verso le Indie ma alla fine si trovò a esplorare tutta la costa degli attuali Stati Uniti. “Fu successivamente Hudson ad addentrarsi sul fiume che Verrazzano aveva individuato – ha spiegato Romanini. – Questa terra, chiamata dai locali Manhattan, cioè l’isola delle mille colline, attorno al 1600 venne colonizzata dagli Olandesi e a seguito di un conflitto ceduta nel 1665 agli inglesi che cambiarono il nome da New Amsterdam in New York”.
Verrazzano nacque intorno al 1485 da Pier Andrea di Bernardo e Fiammetta Cappelli. La sua vita rimane un mistero nonostante la descrizione dettagliata dei suoi viaggi in Nord America.
“Viene paragonato agli esploratori Amerigo Vespucci e Ferdinando Magellano, anche lui figlio di mercanti molto ricchi che si era creduto fosse nato in Francia ma alla fine le sue origini erano fiorentine. A Firenze studia e si appassiona al latino e alla fine la sua storia si intreccia con quella della cultura italiana, i suoi testi mettono in contatto con i luoghi ma anche con la lingua e diventano componimenti letterali”, ha aggiunto Romanini.
“Dai documenti emerge che fu costretto a fuggire in Brasile da dove riparte per quasi un anno dirigendosi verso quelli che allora venivano chiamate le terre di Caribe e a quanto in queste luoghi trova la morte, sarà catturato dai cannibali”, ha concluso il professore.