Entro il 2030 il livello del mare attorno a New York aumenterà fino a 13 centimetri, ma entro la fine del secolo si potrebbe addirittura arrivare a oltre un metro e mezzo.
Ad avvertire sugli effetti apocalittici del cambiamento climatico è uno studio del Dipartimento statale per la conservazione ambientale (DEC). Ai dati già allarmanti sulla fine del decennio si aggiungono infatti le previsioni altrettanto fosche per i decenni a venire: il livello del mare nel basso fiume Hudson potrebbe infatti aumentare di 60 cm nel 2050 e fino a 115 cm entro il 2080.
“Una delle conseguenze più ovvie e immediate del cambiamento climatico a New York è l’innalzamento del livello del mare”, ha dichiarato l’agenzia in un comunicato, spiegando come la Grande Mela sia peraltro in prima fila “nell’affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, che includono ondate di calore, inondazioni, tempeste più frequenti e l’innalzamento del livello del mare”.
Un innalzamento così drastico del livello del mare potrebbe drammaticamente decimare le aree residenziali a bassa quota della Grande Mela, in maniera persino peggiore a quanto accaduto con l’uragano Sandy nel 2012 – che provocò 44 morti in città e oltre 19 miliardi di dollari di danni.
Il tasso di innalzamento del livello del mare dipenderà più precisamente dalla quantità di emissioni globali di gas serra, spiegano i funzionari. Nello scenario peggiore, entro il 2100 il livello del mare potrebbe salire di ben 3 metri, facendo sprofondare una parte di New York sott’acqua in assenza di misure tempestive.
Ciononostante le esigenze di salvaguardia dell’ambiente devono fare i conti con il carovita, che rende complicata la transizione ad energie più pulite e macchinari meno inquinanti. Lo si è visto qualche mese con la decisione della governatrice Kathy Hochul di mettere al bando gli idrofluorocarburi, una sostanza chimica utilizzata nei frigoriferi e nei condizionatori d’aria – che ha incontrato la protesta degli imprenditori, timorosi di dover sborsare centinaia di migliaia di dollari in nuove attrezzature e di dover scaricare i costi sull’utenza già falcidiata dall’inflazione.