“Una delle pagine più cupe della storia italiana. Tanto più perché oscurata a lungo”.
Sono queste le parole con cui il Console Generale d’Italia a New York Fabrizio Di Michele ha espresso il suo cordoglio in occasione del Giorno del Ricordo, che ricorre ogni anno il 10 febbraio per commemorare le vittime delle foibe. Non sono rimaste tracce delle fosse dove venivano gettati i corpi, né c’è ancora una cifra ufficiale, ma per il momento sono stati riconosciuti almeno 5mila morti e 250-350mila persone fuggite dall’Istria, dalla Dalmazia e da Fiume.
Solo nel 2004 il Parlamento italiano ha approvato una legge per conservare e tramandare la conoscenza di questa tragedia. “Queste vittime – ha concluso il Console Generale – avrebbero dovuto avere la stessa memoria delle altre”. “Vent’anni dalla legge, ma ottanta dalla tragedia”, ha ricordato il senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia, uno degli autori e primo firmatario della norma.

Al Consolato erano in tanti fra figli e nipoti di chi, nel 1945, fuggì dalla regione per trovare salvezza. E poi erano presenti anche la senatrice del PD Francesca La Marca, che ha rimarcato l’importanza di conferire a tutti i giuliano-dalmati espatriati la cittadinanza italiana in segno di rispetto, e padre Ellis Tommasseo, presidente delle associazioni Giuliani nel Mondo e Dalmata, la più antica della diaspora, fondata nel 1919.
In particolare, padre Tommasseo ha voluto commemorare la figura di Norma Cossetto, una delle 424 donne uccise nelle foibe. “Aveva 23 anni. Stava per laurearsi all’Università di Padova con una tesi sull’Istria rossa – ha raccontato – Prima che venisse gettata nelle foibe, è stata stuprata 17 volte”.
Nel 1949, una volta finita la guerra, le è stata conferita la laurea ad honorem e nel 2005 l’allora Presidente della Repubblica Ciampi le conferì la medaglia d’oro al merito civile.
“Norma Cossetto – ha ribadito padre Tommaseo – non aveva una vita straordinaria. Aveva un volto normale, che voi potreste rivedere. Un volto caro, a voi familiare. Ricordatevi il suo nome perché potrebbe essere vostra madre, vostra figlia o vostra sorella”.