I bar queer riaprono a Brooklyn grazie al supporto di The Lesbian Bar Project, con nuovi spazi volti alla sicurezza e all’inclusività.
Le registe Erica Rose e Elina Street, cofondatrici della campagna, mirata all’apertura di locali destinati alla comunità LGBTQIA+ e alla salvaguardia dei circa 30 bar lesbici rimasti in Usa – negli anni ’80 erano quasi 200 – ritengono sia necessario creare ambienti protetti per le persone di genere.
Brooklyn ospitava una grande varietà di bar queer in passato, ma negli ultimi anni il solo a sopravvivere è stato il Ginger’s Bar, situato sulla Fifth Avenue di Park Slope. I gestori costretti a abbassare le saracinesche lamentavano difficoltà economiche, legislative e soprattutto sanitarie che con la pandemia avevano esasperato le già precarie condizioni di alcuni soggetti fragili.
“Prima del Covid-19 c’era un senso di comunità, un presunto valore di mutuo aiuto e cura comune. Ora quasi tutti sono senza mascherina e fanno finta di non vivere ancora in una pandemia – a dichiararlo è Mariah Guevin, una donna immunocompromessa – non ricordiamo l’inizio della crisi dell’AIDS?”.
Avere spazi protetti e condivisi diviene quindi un’opportunità per un rinnovato impegno alla sicurezza e all’inclusività. Ginger’s che promuove questa politica, ha chiesto ai partecipanti di una fiera dell’artigianato organizzata recentemente, l’uso obbligatorio dei dispositivi di sicurezza.
Il bar, che vanta un’attività ventennale, è ormai un’istituzione locale e riflette ancora la vibrante storia del quartiere un tempo noto come “Dyke Slope”. Al suo interno due grandi bandiere, con i colori arcobaleno e irlandesi, avvolgono la sala principale in cui si trova anche un antico tavolo da biliardo. Dalle pareti tappezzate con iconiche immagini spuntano foto di Jane Lynch e del cast originale della serie “The L Word”.
Per i suoi clienti Ginger’s è più di un bar. “È uno dei pochi spazi in cui ho sentito di poter esercitare l’amicizia queer – ha affermato Rose – è un luogo in cui io e i miei amici possiamo essere noi stessi in modo autentico”. In passato il locale ospitava anche uno spazio gay che si chiamava, Carrie Nation, in onore della nota attivista americana.
Al Ginger’s recentemente si sono aggiunti bar come il The Bush aperto a Bushwick lo scorso aprile, dove oltre a ballare e sorseggiare drink è possibile disegnare figure queer e leggere poesie Black Poet Social.
Anche Mary’s, situato al 134 di Kingsland Av,e cerca di attirare la popolazione arcobaleno attraverso eventi drag, feste da ballo, lezioni di danza irlandese e un club che tratta esclusivamente letteratura LGBTQ+.
Oddly Enough ,situato al 397 di Tompkins Ave, viene definito un “locale queer per tutti”; oltre a assistere agli eventi proposti è possibile gustare piccoli spuntini.
Una serata al Playhouse NYC, l’iconico bar gay di Manhattan – La Voce di New York