Donald Trump non è tornato nel tribunale di Manhattan per l’udienza conclusiva del processo civile dopo la pausa per il pranzo. Nel processo l’ex presidente è già stato riconosciuto colpevole della frode insieme ai figli Donald Jr ed Eric. L’udienza si è conclusa pochi minuti prima delle 5:00 pm. Il magistrato Arthur Engoron ha detto che renderà noto il verdetto entro il 31 gennaio. Quello che il magistrato deve decidere è solo l’ammontare della multa che l’ex presidente dovrà pagare.
Questa matina il palazzo di giustizia era transennato, blindato dalla polizia, che aveva rafforzato le misure di sicurezza dopo una falsa minaccia di una bomba a casa del giudice Arthur Engoron . La polizia della contea della contea di Nassau, a Long Island, ha lungamente setacciato l’abitazione del magistrato e non è stato trovato nessun ordigno.
La minaccia è stata fatta dopo che l’ex presidente aveva attaccato nuovamente il giudice sui social, accusandolo di avergli vietato di parlare in sua difesa durante le arringhe dei suoi avvocati. Engoron aveva bocciato la rrichiesta di Trump perché l’ex presidente non aveva accettato le condizioni imposte dal giudice di parlare solo della vicenda giudiziaria e di astenersi dal fare un “discorso da campagna elettorale”.
Nel corso dell’arringa difensiva degli avvocati di Trump il giudice Engoron, dopo una nuova richiesta degli avvocati dell’ex presidente, ha concesso a Trump la parola per 5 minuti avvertendo i legali che l’ex presidente doveva parlare solo del caso e non fare un comizio. E sono stati 5 minuti di invettive contro l’Attorney General di New York Letitia James e anche contro il magistrato.
Scuro in volto, prendendo la parola dal tavolo accanto ai suoi avvocati, Trump ha prima negato ogni addebito mentre Engoron ascoltava in silenzio. Poi ha sostenuto che le banche che gli avevano fatto i prestiti “hanno avuto indietro tutti i loro soldi” e “non sono state defraudate”, ripetendo la sua richiesta di ricevere danni “per quello che abbiamo passato”. Ed infine ha accusato l’ufficio di Letitia James di non aver fornito documenti che lo avrebbero scagionato dalle accuse secondo cui aveva gonfiato i suoi rendiconti finanziari e ha sostenuto che il caso presenta una “situazione in cui sono un uomo innocente, ingiustamente accusato”. “Gli studiosi di diritto che esaminano questo caso lo trovano vergognoso”, ha detto, aggiungendo “questa è una frode nei miei confronti. Il truffato sono io”.

Scuro in volto, prendendo la parola dal tavolo accanto ai suoi avvocati, Trump ha prima negato ogni addebito mentre Engoron ascoltava in silenzio. Poi ha sostenuto che le banche che gli avevano fatto i prestiti “hanno avuto indietro tutti i loro soldi” e “non sono state defraudate”, ripetendo la sua richiesta di ricevere danni “per quello che abbiamo passato”. Ed infine ha accusato l’ufficio di Letitia James di non aver fornito documenti che lo avrebbero scagionato dalle accuse secondo cui aveva gonfiato i suoi rendiconti finanziari e ha sostenuto che il caso presenta una “situazione in cui sono un uomo innocente, ingiustamente accusato”. “Gli studiosi di diritto che esaminano questo caso lo trovano vergognoso”, ha detto, aggiungendo “questa è una frode nei miei confronti. Il truffato sono io”.
Dopo la pausa per il pranzo Trump non è tornato in aula. Ha tenuto una conferenza stampa nella hall del suo palazzo al 40 di Wall Street ripetendo le accuse all’Attorney General Letitia James e al magistrato giudicante Arthur Engoron. Si è lanciato con foga nelle sue solite critiche contro la giustizia corrotta, la caccia alle streghe e i tentativi dei democratici di bloccare la sua candidatura.
Mentre Trump inveiva contro magistrato e inquirenti nell’aula del tribunale avevano preso la parola per la requisitoria prima Kevin Wallace, poi da Andrew Amer, entrambi sostituti procuratore nell’ufficio dell’Attorney General di New York.
Wallace ha detto che il processo riguarda ciò che gli imputati sapevano quando hanno manipolato i rendiconti finanziari annuali e se il fatto che avessero gonfiato le cifre del valore dei beni sia stato parte della truffa fatta per dieci anni, dal 2011 al 2021, mostrando le false valutazioni immobiliari a banche e assicurazioni.
I due pubblici ministeri, con dovizia di particolari, hanno ricostruito il lungo percorso e i benefici ottenuti da Trump fornendo le false cifre del suo patrimonio. Una megalomania non solo per appagare la sua vanità, ma per impressionare quanti nel mondo della finanza newyorkese lo consideravano un “palazzinaro” con pochi scrupoli. Cifre astronomiche gonfiate per dare fumo negli occhi ai futuri clienti, alle banche e alle società di assicurazioni, creando una solidità finanziaria inesistente. Soprattutto le società di assicurazione che dopo le 6 dichiarazioni di bancarotta di alcune delle aziende volevano percentuali più alte per dare a Trump la copertura assicurativa sui prestiti. Ma l’ex presidente gonfiando il valore dei suoi palazzi proiettava una immagine di ricchezza che lo metteva al riparo da qualsiasi dubbio sulla sua effettiva situazione finanziaria.
Trump e i suoi figli Donald Trump Jr. ed Eric Trump sono accusati di aver commesso consapevolmente la frode presentando i rendiconti finanziari falsi in cui erano stati gonfiati i valori delle loro proprietà. L’accusa ha sostenuto che dal 2011 al 2021, Donald Trump e la sua organizzazione hanno creato più di 200 false valutazioni per mostrare che lui era uno degli uomini più ricchi di New York.
Il giudice Engoron ha già stabilito in precedenza l’esistenza della frode, deve solo quantificare la sanzione. L’accusa ha chiesto una multa di 370 milioni di dollari per i “guadagni illeciti”, ben oltre i 250 milioni finora inizialmente richiesti. Inoltre è stata richiesta l’interdizione dell’ex presidente dall’attività imprenditoriale nello Stato di New York. Entro la fine del mese ci sarà la sua decisione.
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