“Se ci fossi io alla Casa Bianca saprei come risolvere la crisi migratoria”.
È con una punta di autocompiacimento che Eric Adams, sindaco di New York alle prese con un afflusso storico di richiedenti asilo, è tornato a bacchettare l’amministrazione Biden per la pessima gestione del problema-migranti.
Domenica, in un’intervista alla WABC-TV, il primo cittadino della Grande Mela ha dichiarato che attuerebbe una “vera e propria strategia di decompressione”, che prevede di distribuire gli immigrati in tutta la nazione a partire dal confine e di concedere loro un periodo di tre anni per trovare un’occupazione stabile.
“Diremmo loro: ‘Ecco dove andrete per un periodo di tre anni per stabilizzarvi'”, ha detto il sindaco dem. “In questo modo, invece di avere 140.000 persone che vengono qui o un migliaio che vanno a Chicago, li distribuiamo in tutto il Paese”.
“Abbiamo 108.000 paesi, villaggi e città in tutta l’America”, ha detto Adams. “A mio parere, molti hanno a che fare con problemi di popolazione, di occupazione e vogliono migranti e richiedenti asilo che possano lavorare, perché siamo una città e un Paese di immigrati”, ha aggiunto il sindaco.
Dalla primavera dello scorso anno, più di 150.000 richiedenti asilo provenienti dal confine meridionale degli Stati Uniti si sono riversati nella Grande Mela. Attualmente, i migranti ospitati a spese della città sono più di 67.000, più del triplo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Non è la prima volta che Adams chiede di alleggerire la pressione sul sistema di accoglienza cittadino. In passato il sindaco aveva chiesto alle contee dello Stato di New York di fare la loro parte, incontrando tuttavia una feroce resistenza. Da un paio di mesi, invece, una chiesa dell’East Village è stata adibita a “centro di reticketing”, dove i richiedenti asilo vengono esortati a recarsi per acquistare biglietti di sola andata per lasciare la città.