I funzionari di New York hanno dichiarato che la settimana scorsa sono arrivati in città almeno 3800 nuovi richiedenti asilo. La situazione già al limite continua a peggiorare considerando che attualmente il totale dei richiedenti asilo da inizio anno supera la cifra record di 150mila. Distribuiti sui cinque boroughs, uomini, donne e bambini, riuniti in famiglia o da soli sono sempre più spesso costretti a dormire per strada al di fuori dei rifugi, nell’attesa che venga loro assegnato un letto disponibile.
L’amministrazione Adams nei mesi scorsi ha cercato di rimediare quanti più posti possibili. Sono stati aperti 210 nuovi rifugi, contando anche le tendopoli di emergenza che hanno accolto e stanno ospitando migliaia di persone. Sono dotate di sistemi di riscaldamento, ma con l’arrivo dell’inverno potrebbero essere insufficienti.
Intanto Adams starebbe valutando di ridurre del 20 per cento i fondi che New York utilizza per gestire i richiedenti asilo, considerando che sono già stati spesi circa 2,1 miliardi di dollari da inizio 2023. La notizia che si è diffusa nei giorni scorsi che decine di migliaia di pasti preparati venivano buttati via pur non essendo stati consumati non fa altro che aumentare il malcontento. Il New York Times aveva riportato che secondo i dati di DocGo, la società che si occupa di distribuire tre pasti al giorno a 4mila persone, pagata 11 dollari per ogni pasto, tra il 22 ottobre e il 22 novembre ne erano stati buttati via 70mila, con uno spreco di circa 25mila dollari al giorno.
Uno dei rappresentanti di DocGo aveva commentato smentendo la notizia. I dati citati dal New York Times non sarebbero accurati e, al momento, il consumo dei pasti sarebbe al 93 per cento. Sulla stessa lunghezza d’onda, la vicesindaca di New York Anne Williams-Isom ha risposto alle accuse: “Il 95 per cento del cibo che abbiamo viene utilizzato. Ci sarà sempre un po’ di spreco, ma stiamo cercando di ridurlo il più possibile, soprattutto perché siamo molto attenti ai costi. Stiamo valutando con molta attenzione se ci sono posti che offrono troppi pasti o se dobbiamo ridimensionare la distribuzione”.
Lo stato di “sanctuary city”, cioè l’idea che nonostante ci sia una certa legge federale sull’immigrazione New York protegga e assicuri ospitalità ai richiedenti asilo, è messo a dura prova considerando il flusso continuo di persone che arrivano e il malcontento della popolazione che deve farci i conti, la mancanza di posti letto, l’inverno alle porte e l’assenza di supporto federale.