A Crotona Park Est, nel distretto del Bronx a New York City, alcuni giorni fa è stata simbolicamente posizionata quella che sarà la prima pietra di Hope House, un centro che ospiterà persone con gravi malattie mentali accusate di crimini – esclusi i reati sessuali.
Il progetto supportato da Greenburger Center for Social and Criminal Justice – un’organizzazione senza scopo di lucro nata nel 2014 che si batte per riformare il sistema giudiziario penale – vuole diventare un modello alternativo all’incarcerazione.
Il centro finanziato con 13 milioni di dollari – coperti in parte dallo Stato per $5,6 milioni e in parte da sovvenzioni e donazioni – diverrà operativo a partire dal 2025 e prevede che gli ospiti, a cui saranno fornite cure e istruzione, possano soggiornare nella struttura fino a un massimo di due anni.
Hope House offrirà anche programmi di trattamento diurno continuativi gestiti da Argus Community Inc, sarà provvista di otto camere e 16 posti letto equamente divisi fra uomini e donne. Sarà accessibile a chiunque viva nei cinque distretti della città, ma i veterani e le persone residenti nel Bronx avranno la priorità.
Secondo il Dipartimento della Salute di New York, oltre la metà della popolazione carceraria della nazione soffre di malattie mentali, mentre si stima che il 20% dei detenuti sia affetto da forme di grave entità.
Fra i “gravi disturbi mentali” – indicati come SMI – vengono annoverati la depressione maggiore, la schizofrenia, il bipolarismo, il disagio ossessivo-compulsivo, e quelli riconducibili al disordine post traumatico da stress.
“Hope House è un passo fondamentale verso la riforma del trattamento delle persone che convivono con questi disturbi”, ha dichiarato Francis Greenburger, fondatore e filantropo del CSCJ. “L’America deve trovare un’opzione predefinita migliore del carcere per le persone che vivono con problemi di salute comportamentale o con malattie mentali che vengono coinvolte nel sistema di giustizia penale”.
Il dibattito sulla salute psichica sta rivestendo sempre più importanza anche fra i candidati in corsa alle elezioni presidenziali americane del 2024, che sottolineano la necessità di una riforma della materia.
“Questa crisi della salute mentale è qualcosa che dobbiamo affrontare insieme come paese” aveva esordito il presidente Joe Biden durante un discorso a inizio anno.
Per Donald Trump, per il governatore della Florida Ron DeSantis e per l’imprenditore Vivek Ramaswamy la soluzione sarebbe riaprire gli ospedali psichiatrici, molti dei quali chiusi a metà del XX secolo. Anche al Congresso, dove la salute mentale è diventata un argomento di crescente interesse, vengono vagliate nuove soluzioni. Il mese scorso un gruppo di dieci senatori ha creato il primo Bipartisan Mental Health Caucus, con l’obiettivo di eliminarne lo stigma che circonda le malattie mentali e rafforzare il lavoro politico sulla questione.
Il gruppo, composto da cinque democratici e cinque repubblicani, è riuscito a mettere tutti d’accordo almeno su una questione: “La necessità di condividere storie per aumentare la consapevolezza, e accrescere il livello di priorità”.