“I numeri non dicono bugie”, ha detto l’Attorney General Letitia James entrando in tribunale dove ha testimoniato Donald Trump. E i numeri hanno raccontato una storia che non è piaciuta all’ex presidente che, a testa bassa, nel corso della sua testimonianza ha accusato tutti e tutto cercando di trasformare il processo in cui è già stato riconosciuto colpevole della frode, in un suo calvario politico, perseguitato ingiustamente da pubblici ministeri e magistrati democratici. “Il mio brand è il mio valore. Sono diventato presidente grazie al mio marchio” ha detto il Donald furioso sul banco dei testimoni per poi lanciarsi in uno dei suoi sproloqui incolpando il magistrato Arthur Engoron, che aveva perso la pazienza e lo aveva interrotto bruscamente dicendogli di rispondere si o no alle domande. Se l’è presa con Letitia James, che con la sua indagine lo ha portato in tribunale in una causa civile presso il tribunale di Manhattan, accusando l’ex presidente, due dei suoi figli, Don Jr ed Eric, la Trump Organization, di “frode e false dichiarazioni societarie” nella preparazione dei bilanci dal 2011 al 2021.
L’ex presidente è già stato riconosciuto colpevole della frode per aver gonfiato la sua ricchezza di miliardi di dollari in modo da ottenere condizioni finanziarie favorevoli sia dalle banche che dalle società di assicurazione. Il processo che si sta celebrando ora è solo per stabilire la penalizzazione. L’Attorney General chiede 250 milioni di dollari di multa per la Trump Organization e la soppressione delle licenze statali per operare nello stato di New York. In pratica una “condanna a morte” per le attività commerciali dell’ex presidente.
La Trump Organization gestisce hotel, campi da golf e altre proprietà immobiliari in tutto il mondo ed è stata oggetto di indagine da parte di Letitia James per più di tre anni. All’inizio del processo la procuratrice ha dichiarato che il valore di 23 beni è stato “gonfiato in modo fraudolento” e che il suo ufficio ha scoperto più di 200 esempi di valutazioni ingannevoli. Tra questi beni figurano proprietà come Mar-a-Lago in Florida che ha un valore di mercato di 27 milioni di dollari e valutata dall’ex presidente oltre 500 milioni. O l’attico alla Trump Tower di Manhattan che era stato valutato dando il doppio delle dimensioni effettive dell’appartamento. O la sontuosa villa “Seven Springs”, nella contea di Westchester, una regale dimora di campagna con oltre cento ettari di terreno acquistata nel 1995 per 7 milioni e mezzo di dollari e che, secondo la testimonianza del suo ex avvocato Michael Cohen, nel 2012 è stata messa in bilancio per un valore di 291 milioni di dollari, mentre sempre la stessa villa nella dichiarazione dei redditi veniva valutata 21 milioni di dollari.

Accuse specifiche fatte con dichiarazioni societarie e cifre alla mano che lasciano poco spazio all’immaginazione. Non potendosi confrontare con le valutazioni fittizie sugli immobili della sua società, Trump e i suoi avvocati hanno accusato il giudice e i pubblici ministeri di interferenze politiche cercando di deflettere le accuse della frode affermando che questo processo è una farsa politica, un processo avviato dagli inquirenti per conquistare notorietà. “Un’altra caccia alle streghe da parte di un Attorney General razzista”, che ha avviato un processo per un suo calcolo politico. Entrando in Tribunale questa mattina l’ex presidente ha detto “E’ una continuazione della più grande caccia alle streghe di tutti i tempi”. Nei giorni scorsi Trump aveva detto che Letitia James è “corrotta” e il giudice Engoron uno “squilibrato”. E oggi, durante la pausa del processo, fuori dall’aula del tribunale Halina Habba, una degli avvocati di Trump ha accusato Letitia James di aver preso di mira l’ex presidente per un suo calcolo sperando che questo processo le dia un riconoscimento nazionale in modo da potersi candidare a cariche politiche più importanti, aggiungendo con un certo veleno, “dopo che l’elettorato l’ha bocciata quando voleva diventare governatrice di New York”.
Kevin Wallace, l’avvocato dell’ufficio del procuratore generale Letitia James, ha concentrato le sue domande a Trump sulle prove che evidenziano la strategia per aumentare sulla carta il valore del patrimonio societario per ottenere i vantaggi finanziari con banche e compagnie assicurative. Nei giorni scorsi Wallace aveva usato un powerpoint in cui aveva evidenziato le cifre della frode e aveva mostrato tutti i documenti firmati da Trump e dagli altri dirigenti della Trump Organization.
“È successo molto tempo fa… va oltre la prescrizione. Le banche non ci fanno caso a queste cose”, ha risposto Trump.

Wallace ha chiesto come lo sapesse, e lui ha risposto: “Lo so perché ho a che fare con le banche da cinquant’anni”, aggiungendo “E’ una cosa che fanno tutti tranne che per me anche perché sono sicuro che verrò condannato” ha detto Trump.
“Risponda alle domande e non faccia comizi” ha detto stizzito il giudice Arthur Engoron che aveva perso la pazienza dopo le non risposte dell’ex presidente al pubblico ministero.
L’avvocato di Trump Christopher Kise ha sostenuto che le stime del valore della proprietà al centro del caso non sono errate perché esistono numerosi modi, a volte molto complessi, per valutare un bene immobiliare e ha sottolineato a più riprese che “non vi era alcun intento di commettere un crimine”.
Kise ha osservato che il marchio di successo di Trump e altri potenziali fattori di guadagno hanno contribuito ad accrescere i valori riportati dalla Trump Organization. E questo stesso punto di vista è stato espresso da Trump. “Il bene di maggior valore – ha continuato – è il brand, e io non lo avevo messo nei documenti. Se avessi voluto manomettere tutto avrei aggiunto anche il valore del marchio. Sono diventato presidente grazie al mio marchio. Vendo libri a livelli incredibili grazie al mio marchio”.
Fuori dal tribunale l’ex presidente prima di salire nell’auto si è scatenato, attaccando ancora Engoron e Letitia James e il processo e sostenendo che le persone scappano da New York perché ci sono “assassini per le strade”. “È un’interferenza elettorale”, ha detto. “Abbiamo un giudice molto ostile. Questo caso è una vergogna. E’ un piano per attaccarmi politicamente. E’ un giorno molto triste per l’America. Non ho una giuria. Volevo una giuria”.
La giuria non c’è perchè questo caso è stato presentato ai sensi di uno statuto sulla protezione dei consumatori che non concede il diritto a una giuria, ma delega il magistrato ad emettere il verdetto.