Il conflitto in Medio Oriente finisce anche sulle tavole imbandite di un ristorante palestinese a Brooklyn, dopo che Ayat, un locale di Bay Ridge, a seguito del recente attacco di Hamas a Israele ha iniziato a ricevere recensioni negative e ha dovuto fronteggiare diverse accuse di antisemitismo.
Il locale, aperto nell’ottobre 2020 in un ex salone di abbronzatura da Ayat Masoud, avvocatessa di 33 anni e dal marito Abdul Elenani, imprenditore di 30, aveva lo scopo di “diffondere il messaggio su ciò che sta accadendo in Palestina, attraverso il cibo e la cultura”.
“Doveva essere qualcosa di bello da condividere con gli altri – ha dichiarato Masoud – in un quartiere, dove le insegne scritte in arabo sono vicine a altre di diverse etnie, qua le persone vivono le une accanto alle altre e hanno sempre cercato di separare le vicissitudini politiche da tutto il resto”.
Il ristorante aveva infatti cercato di far conoscere la cultura palestinese attraverso le sue pietanze e le sue tradizioni, promuovendo la pace e attirando per questo una clientela multietnica, fra cui numerosi ebrei.
All’interno della sua accogliente vetrina si vedevano spesso melanzane fritte e carne di manzo, collocate fra foglie di vite e bandiere, oltre a un imponente murales che sovrasta la sala in cui sono raffigurati bambini palestinesi che vengono imprigionati sotto la cupola dorata del complesso di Al-Aqsa a Gerusalemme, sorvegliati dai soldati israeliani.
Visualizza questo post su Instagram
La guerra in Israele sta però mettendo alla prova i legami che si sono creati a Bay Ridge. Nel quartiere, vivono circa 86.000 residenti di origine araba, tra cui egiziani, libanesi e palestinesi. Anche il padre della proprietaria Mahmoud Masoud nel 2003, in questa zona, aveva aperto un supermercato halal per la crescente richiesta di alimenti specifici utilizzati dalla comunità musulmana che non si nutre di carne di maiale e non beve alcolici.
Il ristorante Ayat, grazie ai piatti cucinate da Masoud, ha rapidamente ottenuto recensioni entusiastiche: i clienti sono aumentati fino a 100, 150 al giorno durante la settimana, raddoppiando nel week end con code che potevano arrivare fino al marciapiede, seppure alla sua inaugurazione sia stato dimostrato un certo scetticismo per la definizione di “ristorante palestinese”.
L’innescarsi del nuovo conflitto li ha trovati al centro di polemiche e i proprietari hanno dovuto far fronte a dozzine di recensioni negative che li accusavano sui social media di essere dei terroristi e di voler diffondere odio.
I due coniugi, che sono in attesa della loro prima figlia, hanno voluto prendere le distanze da tutto quanto sta accadendo, sottolineando che non tollerano nessun tipo di violenza e disapprovando con fermezza sia quelle perpetrate dai palestinesi, che dagli israeliani.