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Federica Marchionni al GEI: “A Pechino la diplomazia italiana sarà fondamentale”

È l'unica italiana ad aver ricoperto il ruolo di manager di una compagnia americana quotata in borsa

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Federica Marchionni al GEI: “A Pechino la diplomazia italiana sarà fondamentale”

Mario Platero e Federica Marchionni

Time: 5 mins read

Federica Marchionni, unica italiana ad aver ricoperto il ruolo di manager di una compagnia americana quotata in borsa, Land’s End, e approdata in seguito in una azienda cinese di e-commerce, come International CEO di Secoo, ospite dell’incontro mensile del GEI al Racquet and Tennis Club di Park Avenue, a Manhattan, ha raccontato la sua esperienza di donna italiana alla guida di grandi realtà internazionali. Il suo è stato un messaggio concreto e importante per poter superare l’attuale fase di tensione tra Cina e Occidente: “Avendo vissuto e lavorato in entrambi i paesi, ho potuto constatare che la crescita delle incomprensioni, reciproche, sfociate poi nelle tensioni che viviamo oggi, emergono non solo a cause delle ovvie diversità ideologiche ma spesso dalla modalità di gestione delle relazioni e del business.

Sul piano commerciale – ha spiegato Marchionni in una conversazione con il presidente del GEI, Mario Calvo Platero – ci sono molte cose ancora da risolvere e il dialogo non deve essere bruscamente interrotto, anche quando le visioni sono distanti tra loro. Pur non potendo tornare ai rapporti commerciali pre-pandemia, credo che le recenti visite diplomatiche – sia dell’Italia che dell’America – stiano aiutando a normalizzare una situazione nuova, riconoscendo la necessità di un partenariato strategico di lungo termine, mantenendo però posizioni diverse”.

Federica Marchionni, grazie all’esperienza in Seeco, ha imparato a conoscere bene la cultura cinese: “Nelle trattative, è molto importante il metodo. È un popolo che accetta e gestisce situazioni di disaccordo, ma i dissensi devo essere discussi a porte chiuse. Per i cinesi la reputazione è fondamentale così come lo è il rispetto della loro cultura, non necessariamente della loro ideologia”, ha detto davanti a una platea di businessmen e autorità italiane e americane.

Land’s End store – Land’s End

Cresciuta a Santa Severa, un paesino in provincia di Roma, è arrivata a coronare il suo sogno americano arrivando negli Stati Uniti come Presidente di Dolce&Gabbana in un difficile lavoro di gestione, ristrutturazione e rilancio del brand. Da qui il grande salto, nel gotha del management americano, diventando amministratore delegato di Land’s End, marchio iconico dell’abbigliamento americano, quotato al Nasdaq. “Land’s End è stato un passaggio di vita formativo sotto molti aspetti e certamente un grande traguardo. Per passare dalla gestione di una azienda italiana che opera negli Stati Uniti a una realtà americana, occorre non solo essere in America ma entrare nella società americana influente.

 

È stato infatti anche attraverso una partecipazione attiva e attenta alla dinamica realtà americana, fatta d’incontri di business ad ampio spettro, ma anche per scopi filantropici, che il mio nome ha iniziato a girare in quegli ambienti, da cui poi è arrivata la mia candidatura per la guida di Land’s End”. L’eccellenza del lavoro ed i risultati sono importanti per continuare a crescere ma da soli non bastano, come spiega anche nel suo libro “Una testa piena di sogni”, in cui racconta il percorso lavorativo che l’ha portata da un lavoro estivo come “shampoo girl” per pagarsi gli studi, ai vertici di grandi aziende internazionali. Marchionni teorizza il concetto del “Dream Planning”, fondamentale per raggiungere grandi obiettivi. “Bisogna partire da una visione e sviluppare poi un progetto preciso, che richiede sacrifici e impegno per ampliare quelle che sono le conoscenze di partenza. La curiosità e l’umiltà d’imparare costantemente ci fa andare oltre la mera competenza del ruolo che ricopriamo. Soprattutto, bisogna avere il coraggio di osare ed elevare il livello dell’ambizione. La mia allora era quella di “break the ceiling” ed essere un manager internazionale, che per una donna self-made italiana non era affatto banale”.

Il soffitto di cristallo, Marchionni riesce a romperlo proprio grazie alla determinazione, forte in lei sin da bambina. Formazione e determinazione, come chiave di riscatto per una infanzia difficile. I suoi genitori si separano molto presto e lei cresce senza padre. Le condizioni economiche sono difficili e la mamma, per far quadrare i conti, inizia a fare anche la domestica. Nella giovane Federica cresce il sogno di diventare una self made woman. “L’America e il ruolo di CEO erano obiettivi che mi ero prefissata sin da ragazzina- racconta ancora la manager- Raggiungere quel traguardo è stato meraviglioso”

Federica Marchionni

A New York rimane sino al 2017: “Appena ho capito che nella mia amata America non avrei trovato un’opportunità giusta per me in quel momento, il retail stava attraversando un periodo difficile, ho iniziato a girare il mondo alla ricerca di progetti interessanti. Mi sono focalizzata soprattutto in Asia, in particolare in Cina poiché nel 2017 era diventata il nuovo motore della crescita mondiale; non era più un mercato in via di sviluppo”.

L’offerta arriva da Seeco, la piattaforma cinese dedicata al lusso. “Non è stato facile intenderci, ma ci siamo riusciti. All’inizio volevano aprire una filiale in America ma non ero interessata a quel progetto, non ci credevo e ho spiegato loro le motivazioni. Marchionni inizia così prima da consulente, per definire la nuova strategia del Gruppo, poi entra nell’organico e si trasferisce a Pechino. “Volevo imparare tutto il possibile da quel mondo che in pochi anni aveva conosciuto una crescita mai vista prima: il loro approccio al business, i loro metodi di lavoro, lo sviluppo di nuove opportunità”. “Quando arrivai – continua- Seeco non aveva tanti rapporti diretti con le principali case di moda, anche perché era nato con il “second hand”. Mi sono impegnata ad evolvere il loro modello di business e ciò mi ha permesso di intraprendere accordi commerciali più strategici, oltre ad introdurre il Market Place per aumentare la redditività ed il cash-flow”.

 

Passata dal massimo del capitalismo all’estrema centralizzazione, è stata protagonista di un altro choc culturale nel mondo industriale, che tanto ricorda la trama del documentario “American Factory”, 2019, in cui vengono affrontate le diverse concezioni dei diritti dei lavoratori in Oriente e Occidente. “E’ ovviamente tutto diverso, adattarsi non è stato facile – spiega – Ma mi sono approcciata a questa nuova avventura senza riserve, volevo imparare quello che potevano insegnarmi sia nel lavoro con i loro modelli di e-commerce che nella vita quotidiana per la loro velocità. L’ho fatto, prescindendo da giudizi. Sapevo solo che quella era un’esperienza temporanea che mi sarebbe stata utile per il mio futuro altrove”.

Dimenticati gli agi di New York, vivere il quotidiano era difficile in ogni aspetto: “Non parlavo cinese e la maggior parte di loro non parla inglese. Sono sopravvissuta grazie alla determinazione, allo spirito di sacrificio e alla curiosità. Tante app sul telefono mi sono state utili per sopravvivere, molte mi traducevano tutto: dai text messages alle indicazioni stradali ai discorsi a cena”. Ecco, credo che anche l’adattamento delle persone all’uso della tecnologia sempre più innovativa sia stato un elemento che ha certamente contribuito alla crescita della potenza cinese. “Mentre l’Italia e molti altri paesi dell’Occidente hanno fatto uso di tutte le potenzialità del digitale solo da quando è scoppiata (purtroppo) la pandemia, la Cina era già molto avanti”. Il Reverse mentoring mi è stato molto utile: “Facevo da mentor ai tanti giovanissimi in azienda sulla gestione aziendale ma ho dovuto imparare anche dai più giovani su come essere più smart con le app e come attrarre nuovi consumatori. Non ero solo l’unica occidentale ma la donna più grande dell’azienda, anche il mio capo era più giovane di me. In Cina, rispetto all’Italia, c’è il rispetto del senior ma viene anche data grande fiducia ai giovanissimi”.

L’esperienza finisce proprio dopo la pandemia. Il Covid ha cambiato tutto, anche le priorità di Federica Marchionni, che oltre a essere una grande manager, è anche mamma di un adolescente. “Anche per lui, ho preso la decisione di lasciare la Cina e rimettermi a cercare un nuovo progetto. La pandemia aveva cambiato il modo in cui i cinesi vedevano gli stranieri, sono andati via in moltissimi dal 2021”. Passa solo un mese e Marchionni trova il suo nuovo progetto. Questa volta in Danimarca, dove diventa CEO della Global Fashion Agenda, un’organizzazione non profit impegnata nella trasformazione dell’industria del fashion a diventare sostenibile. “Di nuovo, ho cambiato totalmente focus puntando al futuro, a quello che era ed è al centro del dibattito mondiale, avevo anche voglia di fare qualcosa che avesse un impatto nel mondo e di “give back”. Abbiamo avviato tante iniziative ed è in corso un vero cambiamento sistemico”. Cinque punti per descrivere la sostenibilità: due riguardano l’ambiente, due invece gli aspetti sociali ed il punto centrale è la circolarità, per ridurre al massimo gli sprechi e l’utilizzo di risorse naturali. Alla domanda se potrebbe essere interessata a un incarico di governo in caso di una chiamata, Marchionni ha risposto: “ci penserò e tutto dipenderà ovviamente dall’offerta”.

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