La polizia di New York sarebbe direttamente coinvolta nell’assassinio di Malcolm X. A sostenerlo è un uomo che afferma di aver assistito all’omicidio dell’attivista afroamericano, ucciso in una sparatoria oltre 60 anni fa.
In una dichiarazione giurata resa pubblica, l’84enne Mustafa Hassan ha dichiarato di aver fatto parte della sicurezza il giorno della sparatoria mortale, in quanto membro dell’Organizzazione dell’Unità Afroamericana, un gruppo formato da Malcolm X nel 1964.
Hassan ha raccontato che dopo una “serie di spari” all’Audubon Ballroom si sarebbe imbattuto in un uomo “che correva lungo il corridoio verso l’uscita dove ero appostato con una pistola in mano”. Hassan si sarebbe scaraventato violentemente contro l’uomo – che ha quindi identificato come Talmadge X. Hayer, condannato nel 1966 per l’omicidio insieme ad altri due uomini.
L’indiscrezione più scottante arriva però dalla circostanza che, qualche istante dopo gli spari, Hassan avrebbe sentito un agente di polizia chiedere a un altro: “È uno dei nostri?”, riferendosi ad Hayer. Secondo Hassan, dunque, il killer sarebbe stato un informatore del NYPD.
In una conferenza stampa tenutasi martedì, l’avvocato per i diritti civili Ben Crump ha dichiarato che le rivelazioni rendono ancora più necessaria la riapertura di un’inchiesta sul caso. “Il governo è coinvolto nella cospirazione per l’uccisione di Malcolm X”, ha detto all’Audubon Ballroom sulla 165a Strada Ovest a Manhattan, dove è avvenuto l’omicidio il 21 febbraio del 1965.
I fan di Malcolm X sostengono da decenni che dietro l’uccisione del leader nero ci sia una complessa macchinazione governativa – e alcune nuove rivelazioni sembrano aver alimentato tali ipotesi. Tra queste, le dichiarazioni rese dall’ex procuratore distrettuale di Manhattan Cy Vance nel 2021, secondo cui J. Edgar Hoover, all’epoca direttore dell’FBI, avrebbe dato istruzioni ai testimoni di non rivelare agli investigatori il loro status di informatori federali.