Più della metà delle 100.000 persone attualmente ospitate nei rifugi di New York sono migranti arrivati negli ultimi mesi dal confine meridionale, secondo i dati comunicati giovedì dalle autorità della Grande Mela.
“Abbiamo raggiunto il punto di non ritorno e ora ci occupiamo più di richiedenti asilo che di cittadini newyorkesi da tempo senza fissa dimora”, ha dichiarato l’addetto stampa del Comune Fabien Levy. “La città di New York continua a fare più di ogni altra città o esecutivo per affrontare questa crisi nazionale e continueremo a fare la nostra parte”, ha aggiunto il portavoce di City Hall, “ma, come abbiamo detto fin dall’anno scorso, abbiamo seriamente bisogno del sostegno di altre città, dello Stato e del Governo federale”.
Circa 100.000 individui risiedono negli shelters sparsi tra i cinque boroughs, che comprendono ben 166 strutture d’emergenza costruite in fretta e furia per fronteggiare l’emergenza migratoria – alimentata dai pullman inviati dai governatori degli Stati repubblicani del Sud -, oltreché in 11 mega-strutture ospedaliere.
Assistenza che però ha un lauto costo, quantificato in 8 milioni di dollari al giorno. Complessivamente, le autorità cittadine stimano che l’alloggio e l’assistenza per i recenti arrivi costeranno quasi 4,4 miliardi di dollari quest’anno. I funzionari statali hanno stanziato fondi per 1 miliardo di dollari, mentre il Governo federale ha promesso appena 150 milioni di dollari – provocando lo sdegno del sindaco Eric Adams.
I prossimi mesi potrebbero però essere i peggiori: nelle scorse ore il consiglio comunale ha dato il via libera a un bilancio di 107 miliardi di dollari per il 2024, che prevede significativi tagli al budget delle associazioni non profit che coordinano in prima linea l’assistenza ai migranti