A New York è di nuovo allarme… arancione.
È infatti in arrivo in queste ore una nuova ondata di nebbia, dopo quella che ha paralizzato la Grande Mela la scorsa settimana. Non accennano infatti a placarsi le centinaia di incendi che hanno incenerito quasi 3 milioni di ettari di foresta in Canada – il cui denso fumo viene trasportato dai venti verso sud in direzione della costa atlantica degli Stati Uniti.
Secondo i meteorologi, tra giovedì e venerdì nei cinque boroughs potrebbe perciò nuovamente scattare l’allerta arancione, che tassonomicamente equivale a sconsigliare l’esposizione all’aria aperta da parte di bambini, anziani e persone con problemi respiratori.
La scorsa settimana era andata anche peggio, dato che era stato diramato un allarme rosso (aria nociva per tutti) a causa delle ingenti quantità di particolato. In quella circostanza New York aveva registrato il suo peggior indice di qualità dell’aria di sempre – persino peggio della situazione post-attentati dell’11 settembre 2001.

Cercando di spiegare cosa voglia realmente dire respirare aria così inquinata per la salute, alcuni esperti hanno messo a punto una tabella con alcuni esempi pratici.
Così si scopre che chi lo scorso 7 giugno ha lavorato per 8 ore all’aperto a Bushwick, Brooklyn (come lavoratori edili, venditori ambulanti e fattorini) è come se avesse fumato 30 sigarette in termini di ozono assimilato. Non va meglio al Queens College, dove il bilancio di sigarette fumate sale perfino a 35. A Port Richmond, Staten Island, invece, l’esposizione scende a ‘sole’ 21 sigarette.
Il conteggio si basa su una nota equazione sviluppata nel 2015 dagli scienziati dell’Università della California-Berkeley, secondo cui il fumo di una sigaretta equivale a un inquinamento atmosferico di 22 microgrammi di particolato per ogni metro cubo di volume d’aria.
Va chiarito peraltro che l’aria di New York, di per sé, non sia un toccasana nemmeno in condizioni normali. Gothamist ha calcolato che in un giorno medio i newyorkesi ‘fumano’ infatti l’equivalente di una o due sigarette al giorno (senza mai accenderle). La situazione peggiore si verifica d’estate, come ha recentemente dichiarato anche il commissario per la salute della città, James McDonald.

Un’esposizione prolungata allo smog della Grande Mela è capace di aggravare le malattie cardiovascolari e quelle respiratorie, in primis l’asma. Non a caso, il giorno successivo al passaggio della coltre arancione della scorsa settimana, le visite al pronto soccorso degli ospedali di New York per asma sono aumentate della metà – ed è verosimile che ad aumentare siano stati anche i decessi.
Difficoltà respiratorie, mal di testa, stordimento e irritazione nasale e della gola sono alcuni dei sintomi a breve termine che potrebbero manifestarsi nella popolazione generale. A lungo termine, invece, il rischio è quello di provocare un’infiammazione dei polmoni e di sviluppare l’asma, specialmente nei più piccoli.
Il Dipartimento della Salute dello Stato di New York consiglia perciò ai soggetti più sensibili di tenere sempre a portata di mano i loro farmaci. Un utile rimedio, quantomeno nell’immediato, è inoltre quello di impiegare filtri dell’aria e mascherine, oltre a rimanere in casa. Ma, avvertono gli esperti, si tratta di rimedi tutt’altro che perfetti: anche tenendo le finestre chiuse, la maggior parte delle case non ha un isolamento adeguato per tenere lontani gli inquinanti atmosferici.
L’unica vera soluzione, spiegano, è quella di prevenire il verificarsi all’origine di disastri ambientali come quello in corso in Canada.