Agevolare – e sovvenzionare – il business della prostituzione a New York. È questa in sostanza l’idea della democratica Tiffany Cabán, consigliera comunale del Queens.
La socialista, da sempre sostenitrice della depenalizzazione del lavoro sessuale, ha presentato un ddl per fare in modo per sex workers ricevano sussidi pubblici attraverso organizzazioni non profit e altre organizzazioni umanitarie, vietando al contempo la discriminazione nei loro confronti da parte di locatori e datori di lavoro.
La legge – che è co-firmata dall’avvocata pubblicata Jumaane Williams e dalla consigliera comunale brooklyniana Crystal Hudson – non si limita alle sole prostitute, ma riguarda in senso lato anche le spogliarelliste e chiunque altro mostri pubblicamente il proprio corpo a scopo di lucro.
“La città ha la responsabilità di proteggere la salute, la sicurezza e il benessere economico di tutti i newyorkesi, a prescindere da ciò che fanno per vivere, e dobbiamo essere chiari: il lavoro sessuale è un lavoro”, ha dichiarato Cabán, presentando la proposta di legge durante la riunione assembleare di giovedì.
Se dovesse passare, la norma obbligherebbe City Hall a istituire un “programma di pari opportunità per le lavoratrici del sesso” e a destinare una parte dei finanziamenti statali alle organizzazioni di quartiere per fornire loro “sostegno economico per la mobilità, la salute, l’alloggio e il benessere sociale”.
Il provvedimento modifica anche le norme locali sulla privacy per evitare di rendere pubblica la posizione lavorativa di una sex worker, impedendo ai proprietari di casa di effettuare qualsiasi discriminazione basata sull’impiego attuale o passato di una prostituta che voglia affittare un appartamento.