L’ex presidente Donald Trump è tornato a New York questa mattina per essere interrogato in una causa civile in cui è accusato di frode da parte dell’Attorney General Letitia James la quale chiede per conto dello Stato di New York danni per 250 milioni di dollari. Un interrogatorio durato poco più di sette ore.
Una causa “strana”, perché se è vero che non ci sono vittime poiché i debiti sono stati pagati, è altrettanto vero che le proprietà immobiliari dell’ex presidente venivano gonfiate quando venivano date in garanzia a chi gli prestava soldi e venivano sgonfiate quando bisognava pagare le tasse. Un po’ come il gioco delle tre carte, ma in questo caso il gioco era fatto a suon di milioni di dollari. “Malandrinate” più che reati ed è per questo che Letitia James chiede la super multa e non l’incriminazione.
L’interrogatorio si è svolto a porte chiuse e non ha suscitato la stessa attenzione mediatica di quando l’ex presidente si è costituito la settimana scorsa dopo essere stato rinviato a giudizio a Manhattan con 34 imputazioni di falso in bilancio per nascondere i soldi versati ad una pornoattrice con cui aveva avuto una relazione. La donna minacciava di rivelare la loro love story pochi giorni prima delle elezioni del 2016.
Fuori dagli uffici dell’Attorney General a Liberty Street, a Manhattan, dietro il palazzo della Federal Reserve, un gruppo di manifestanti con cartelli e megafoni ha inscenato la contestazione quando l’ex presidente con il suo seguito di auto degli agenti dei servizi segreti Trump è arrivato pochi minuti dopo le 10 per la deposizione. Ha lasciato l’ufficio poco dopo le 6:00 pm.
Donald Trump e i figli sono accusati di aver organizzato un piano in cui manipolavano i valori di alcune proprietà immobiliari per ottenere prestiti favorevoli e agevolazioni fiscali. Per ora ci sono solo le deposizioni. Il processo è stato messo in agenda per il 2 ottobre.

Non è la prima volta che Trump affronta il procuratore generale di New York. Interrogato ad agosto Trump ha invocato per oltre 400 volte il suo diritto contro l’autoincriminazione ai sensi del Quinto Emendamento della Costituzione.
“Sarò finalmente in grado di mostrare quale grande, redditizia e preziosa azienda ho costruito”, ha scritto questa mattina Trump in una serie di post sulla piattaforma Truth Social, dopo essersi lanciato nelle sue solite recriminazioni accusando sia l’Attorney General di New York che il District Atorney di Manhattan che lo ha rinviato a giudizio di perseguitarlo usando la giustizia come arma politica. In un altro post Trump ha definito la causa “ridicola, proprio come tutti gli altri casi di interferenza elettorale intentati contro di me”. L’ex presidente se l’è presa pure con il magistrato Arthur F. Engoron della Supreme Court di Manhattan che è quello che presiede il giudizio per la vicenda giudiziaria intentata da Letitia James. “Se avessi avuto un giudice imparziale, questo caso non sarebbe mai andato avanti. MAGA!”
Alina Habba, uno degli avvocati dell’ex presidente, ha dichiarato che Trump era “ansioso di testimoniare” e rimane “risoluto nella sua posizione di non avere nulla da nascondere”.
L’ex presidente deve anche affrontare indagini federali derivanti dalla sua gestione di documenti governativi dopo aver lasciato la Casa Bianca, e poi quello sul suo ruolo nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio, nonché un’indagine a livello statale in Georgia sul fatto che abbia cercato illegalmente di annullare i risultati delle elezioni del 2020 in quello Stato.
Inoltre, il 25 aprile è previsto l’inizio del processo presso il tribunale federale di New York per stabilire se Trump abbia diffamato l’ex editorialista della rivista Elle, Jean Carroll, negando di averla violentata. Trump sta cercando di ritardare questo processo.

Ieri sera, intervistato da Fox News, l’ex presidente aveva detto che non avrebbe mai abbandonato la corsa per la nomina repubblicana alle elezioni presidenziali del 2024 nonostante fosse stato incriminato con 34 capi d’accusa, ed ha insistito sul fatto che il presidente Joe Biden non è in grado di ricandidarsi.
L’ex presidente che ha 76 anni, ha affermato che nulla gli impedirebbe di candidarsi, nemmeno una condanna. “Non mi ritirerei mai”, ha detto: “Non è il mio stile. Non lo farei”.
Trump ha poi espresso i suoi dubbi sulla capacità di Joe Biden – che ha 80 anni – di partecipare alla corsa del 2024. “Non vedo come sia possibile”, ha detto. “Non è una questione di età… Non credo che possa farlo”. E poi: “Non vedo Biden in grado di farlo dal punto di vista fisico o mentale”.
Dopo aver parlato delle relazioni con Cina e Russia affermando che il maggior problema per gli Stati Uniti non sono questi due Paesi, ma “la gente radicale malata”. Ovviamente non si riferiva ai suoi sostenitori con la Bibbia e la pistola, ma a quelli che vogliono che l’ex presidente paghi il prezzo per le sue azioni.