Centoventi anni fa nasceva, a New York, il Martha Washington Hotel, subito ribattezzato l’ “Hotel delle donne”. La straordinaria struttura, al 29 East 29th Street aveva l’unicità di essere riservata solo al gentile sesso, donne in carriera che durante il finire della Belle Epoque e negli anni e decenni successivi, venivano a New York da sole in cerca di lavoro e affermazione. Pagavano 1.50 $ al giorno per una stanza con lavandino, bagno e doccia in comune: 4 per piano, per 36 coinquiline. Arrivavano per sfondare a New York in un mondo e un’epoca dove si faceva fatica ad accettare che le donne vivessero sole e, peggio, si cercassero sole un lavoro. Erano lavori da artiste, stenografe, insegnanti, attrici.

Così nel lussuoso palazzo passaronoSara Teasdale, primo Pulitzer Prize per la poesia nel 1918, Louise E. Dew, scrittrice ed editor di McCall’s, Woman’s Home Companion e altri giornali dell’epoca. L’attrice Louise Brooks, famosa per il suo caschetto nero, che si rifugiò al Martha Washington dopo essere stata sfrattata dal più raffinato Algonquin Hotel, ma fu cacciata anche da lì perché dalla sua stanza all’ultimo piano saliva sul tetto per ballare nei suoi pigiami trasparenti. Scandalo! E ancora: Jean H. Norris che nel 1919 divenne la prima donna magistrato di New York. E Veronica Lake, che ormai distrutta dall’alcool, dopo aver chiuso con Hollywood, nel 1962 trovò lavoro lì come barmaid con il nome di Connie De Toth. Alla televisione sopra al bancone passavano ogni tanto i suoi films, “Signorine non guardate i marinai” e altri, e nessuno la riconosceva. L’Hotel è stato anche sfondo delle prime scene del film del 1967 “Valley of the Dolls”.

All’interno non mancava nulla. La Women’s Hotel Company, sponsor della straordinaria residenza, aveva affidato il progetto all’architetto Robert W. Gibson che aveva realizzato un hotel capace di rispondere a tutte le esigenze delle donne. Sartorie, centro estetico, ristorante italiano, biblioteca, lustrascarpe, punto vendita per le riviste più in voga del momento. E 400 camere, tra singole e doppie. In due anni, da 1901 al 1903, il Martha Washington vide la luce. In poco tempo divenne così famoso che nel 1907 venne scelto come quartier generale per il suffragio femminile.
Suffragette davanti all’Hotel Martha Washington nel 1912
Nel 1920, il palazzo di dodici piani cambia proprietario passando nelle mani della “Martha Washington Hotel Corporation” e fino al 1998 ha continuato ad aprire le proprie porte esclusivamente alle donne. Finché arriva la crisi. L’albergo cambia nome e proprietari: diventa l’Hotel Thirty Thirty (2003), Hotel Lola (2011), King & Grove New York (2013); e nello spirito della storia, torna Martha Washington Hotel, nel 2014. L’anno successivo viene acquistato per 158 milioni di dollari dal Gruppo CIM e nel 2016 riapre le porte. Questa volta a tutti, sia uomini che donne, sotto il nome dell’elegante Redbury New York Hotel.
L’interno ha subito qualche cambiamento. Il direttore creativo, il noto fotografo Matthew Rolston si è ispirato agli anni ’20 per decorare le stanze con grammofoni antichi e foto bianco e nero. Le stanze sono 256, molto ampie, pensate stavolta per una clientela di “career men”. C’è un ristorante di Danny Meyer, propriamente chiamato Marta, che offre cucina romana, in particolare pizze sottili e crostose. L’albergo è ‘quattro stelle’, punta su una posizione strategica, vicino all’Empire State Building e alle più note attrazioni cittadine, offre molti servizi, e questo gli consente di offrire camere anche a 4mila dollari a notte. Suite per quattro persone con rispettivi bagni privati. Niente a che vedere con gli stanzini con il lavandino di più di un secolo fa.