Ha passato più di metà della sua vita in carcere – ma da uomo innocente.
A scagionare definitivamente l’imputato Andrew Krivak dalle accuse di stupro e omicidio di una bambina è stato ieri il tribunale di Putnam, nello Stato di New York – dopo che i giurati hanno stabilito che una dichiarazione decisiva che Krivak aveva sottoscritto nel 1996 gli era stata in realtà estorta dalle forze dell’ordine.
I fatti si riferiscono al crimine più famigerato della storia della Contea di Putnam: lo stupro e l’assassinio della dodicenne Josette Wright. Gli investigatori trovarono il corpo di Josette legato e imbavagliato in un bosco nel novembre 1995, 13 mesi dopo che la madre ne aveva denunciato la scomparsa. Nel luglio 1996, la polizia identificò due sospettati – Krivak e il suo migliore amico, Anthony DiPippo – condannandoli l’anno successivo in processi separati.
Fondamentale si rivelò la testimonianza di Denise Rose, una ragazzina che dichiarò di essere stata presente nel furgone con DiPippo e Krivak quando questi avevano aggredito Josette. Nel corso degli anni, tuttavia, Rose ha modificato diverse parti del suo racconto, sia in dichiarazioni scritte che sotto giuramento.
La corte sostiene che Krivak sarebbe stato costretto dagli agenti dello sceriffo della contea di Putnam a firmare una dichiarazione di colpevolezza dopo sette ore di interrogatorio.

Krivak e DiPippo – che all’epoca avevano appena 17 anni – hanno così trascorso più di 20 anni in carcere, con la prospettiva di passarci il resto della loro vita. DiPippo era stato però scagionato nel 2016, ottenendo un risarcimento di 14,9 milioni di dollari in sede civile. Il suo team di legali aveva infatti scoperto prove che indicavano un altro sospettato per l’omicidio di Josette: Robert Gombert, che ora sta scontando una pena in Connecticut per un crimine sessuale su minori.
La stessa tesi è stata sostenuta dagli avvocati di Krivak, che è riuscito a vedersi annullata la condanna nel 2019 ed era stato rilasciato su cauzione in regime di arresti domiciliari nell’ottobre 2020.
“Era ora”, ha commentato a caldo Krivak, definendo il suo calvario una “persecuzione” e ringraziando la giuria per aver “visto la verità”. “Ora è il primo inizio del resto della mia vita”.