“Mi sento come se fossi ne Il Trono di Spade“. A parlare è Russell Patrick Brown, un arpista e programmatore di software che da 13 anni vive nel suo monolocale di 16 metri quadrati a Gay Street, una zona ex operaia nel centralissimo West Village di Manhattan.
A fine mese Brown paga ‘soli’ 1.500 dollari – laddove il resto degli appartamenti del quartiere viene mediamente affittato a più del triplo. Il motivo è che il piccolo appartamento di Brown è quello che nel gergo tecnico-legale si chiama “rent-stabilized apartment“, ovverosia un appartamento a canone di locazione calmierato, tipicamente destinato alle classi sociali meno abbienti.
Si direbbe insomma che questo 39enne sia un uomo fortunato, mentre tutto intorno la città è alle prese con uno dei mercati immobiliari più cari del mondo. Eppure questa fortuna sembra essere finita – dato che il proprietario dello storico palazzo a schiera che comprende il monolocale del signor Brown ha intenzione di demolire la struttura per costruirne una più moderna. Ma soprattutto, ai ben più alti prezzi di mercato.
Uno dei pochi metodi a disposizione dei proprietari di casa newyorkesi per aumentare l’affitto degli appartamenti a canone calmierato è infatti la demolizione e seguente ristrutturazione. E, frequentemente, molti di loro ignorano volontariamente le richieste di manutenzione degli inquilini degli appartamenti proprio per costringerli ad andarsene spontaneamente così da sgomberare completamente l’edificio e poter buttare giù tutto.
In molti a Gay Street hanno ceduto. Ma non Brown, che ha deciso di alzare gli scudi – contando sul sostegno di alcuni attivisti contrari alla demolizione di un edificio storico nel cuore della Grande Mela.
Il proprietario della palazzina, Lionel Nazarian, ha provato infruttuosamente a convincere il 39enne a lasciare libero l’appartamento. In un’e-mail inviata a Gothamist, Nazarian sostiene che Brown stia cercando di negoziare una buonuscita da un milione di dollari.
“Nazarian ha sempre detto chiaramente che avrei dovuto trasferirmi dall’appartamento a mie spese per permettergli di ristrutturarlo”, ha invece dichiarato Brown, che ricorda come il palazzo fosse abitato da “artisti, violinisti di nightclub e cabarettisti” quando ci si era trasferito. Tutti andati via per far posto a persone che – a differenza di molti lavoratori dello spettacolo – hanno abbastanza denaro per ‘permettersi’ New York.
I conservazionisti locali hanno chiesto alle autorità cittadine di intervenire e di mantenere intatta la proprietà, una delle poche costruzioni della zona risalenti all’edilizia popolare di inizio ‘800. E anche Brown si chiede perché la città consenta la demolizione selvaggia di appartamenti popolari per fare spazio a grattacieli e appartamenti super-costosi.
“Se è questo che vuole la città di New York, allora dovrebbe sbarazzarsi del programma di stabilizzazione degli affitti”, chiosa Brown. Che per ora non ha alcuna intenzione di mollare.