Un 13enne newyorkese è accusato di aver ucciso un ragazzo di 17 anni in seguito a una lite per una ragazza contesa.
La vittima Nyheem Wright, che frequentava l’ultimo anno di liceo, è stata brutalmente accoltellata lo scorso 20 gennaio davanti agli occhi attoniti del fratello gemello Raheem in un parcheggio di Coney Island, a Brooklyn – innescando una fitta caccia all’uomo della polizia per trovare i colpevoli.
Braccati dalle forze dell’ordine, domenica sera tre giovanissimi – la cui identità non è stata svelata a causa della minore età – si sono spontaneamente consegnati alla polizia. Oltre al presunto killer materiale di 13 anni, il NYPD ha preso in custodia anche gli altri due ragazzi di 14 e 15 anni, entrambi pregiudicati per aggressione e furto, nei confronti dei quali sono scattate le accuse di aggressione e violenza di gruppo.
La polizia ritiene che il brutale assassinio di Nyheem sia stato causato da un lite su una ragazza, con il 13enne che avrebbe colpito la vittima così forte da recidere un’arteria e provocarne la morte per dissanguamento.
Nonostante l’efferatezza del reato, è improbabile che i giovani passino molto tempo in carcere. Secondo la normativa penale newyorkese, infatti, un minore di 18 anni non può essere accusato di un reato da adulti – in ossequio alla legge ‘Raise the Age’ firmata dall’ex governatore Andrew Cuomo nell’ottobre 2019.
La commissaria di polizia di New York, Keechant Sewell, ha più volte condannato la legislazione in vigore, ritenendo che indebolisca il sistema di giustizia penale minorile e vanifichi i tentativi di rendere più sicure le strade della Grande Mela.