“La ricetta per il disastro”. Non usa mezzi termini Lisa Bova-Hiatt, che da settembre ha assunto la presidenza ad interim della New York City Housing Authority (NYCHA) – l’ente pubblico incaricato di costruire, ristrutturare e allocare le centinaia di alloggi popolari sparsi per i cinque boroughs della Grande Mela.
“Senza soldi non possiamo fare niente. Non si possono finanziare le riparazioni necessarie né gestire le situazioni di emergenza”. Il riferimento è al maxi-buco da oltre 500 milioni di dollari accumulato in pochi mesi dalla NYCHA. Quest’anno l’Authority è infatti riuscita a riscuotere solo il 65% degli affitti dovuti dagli inquilini a basso reddito che risiedono negli alloggi popolari.
Le cause sono molteplici: alcuni hanno perso il lavoro, altri hanno dovuto scegliere tra tetto e cibo a causa dell’inflazione galoppante, altri ancora ricadono invece nella tipica categoria dei free-riders (o dei ‘furbetti’). Quali che siano le ragioni, il sistema di edilizia pubblica più antico e più grande del Paese è oggi in profonda crisi – peraltro mentre è ancora in vigore la moratoria sugli sfratti introdotta nel periodo pandemico dalle autorità statali.

Beninteso, non si tratta di un fenomeno esclusivamente newyorkese: dall’inizio dell’emergenza Covid-19, più di 1.600 agenzie di edilizia pubblica in tutti gli Stati Uniti hanno registrato un calo sostanziale degli incassi. Ma nessuno di quei casi è lontanamente comparabile alla Grande Mela – dove si è passati da un tasso di riscossione del 90% (o superiore) a circa il 65%. Sulla carta, si tratta della percentuale più bassa nei quasi 100 anni di storia dell’agenzia. In soldoni, su circa 340.000 persone che vivono negli alloggi NYCHA, sono quasi 120.000 a non pagare l’affitto.
I mancati incassi hanno inevitabilmente provocato la sospensione di molti interventi di manutenzione ordinaria, come la riparazione di tetti che perdono o di ascensori rotti, o di manutenzione straordinaria come la rimozione di amianto, piombo, e muffa.
E a dover stringere la cinghia è anche il personale, dato che quest’anno la NYCHA – le cui riserve di capitale non sono sufficienti nemmeno per pagare un mese di bollette – ha ritirato circa 150 annunci di lavoro e annullato decine di contratti per attività legali, finanziarie e amministrative. Presentando contestualmente una sostanziosa lista della spesa alle autorità di City Hall e Albany: 40 miliardi di dollari.
Il sindaco Eric Adams, assai poco intenzionato a investire altri soldi pubblici in una città già alle prese con il problema-metropolitana, l’emergenza-sicurezza e un altissimo tasso di abbandono scolastico, ha così deciso di affidare gli alloggi della città nelle mani dei privati – a cui ha inoltre delegato il fondamentale compito di costruire più alloggi.
Eppure, sembra difficile che senza un massiccio intervento statale-federale il buco possa essere ripianato. Fino ad allora, quello che un tempo era considerato il fiore all’occhiello di New York è destinato verosimilmente a rimanere un fatiscente buco nero.