La versione attualmente in scena al Teatro Koch di Sogno di una notte di mezza estate, coreografato da Ashton e interpretato dallo straordinario American Ballet Theatre, è da considerare una delle più gioiose e a suo modo fedeli messe in scena del capolavoro del commediografo inglese.
Commissionato a Frederick Ashton per celebrare il quattrocentesimo anniversario della nascita di Shakespeare, il balletto ha avuto la sua prima rappresentazione alla Royal Opera House nel 1964. Realizzato dal coreografo inglese concentrandolo in un solo atto sulla stupenda partitura di Felix Mendelssohn – l’ouverture composta a soli 17 anni nel 1826 e l’opera poi realizzata sviluppandola nel 1842 – racconta solo le vicende di gate e folletti e dei quattro amanti persi nel bosco e spostando l’ambientazione dalla Grecia classica alla Londra vittoriana. I protagonisti sono quindi Titania, sovrana delle fate, Oberon, re degli elfi e Puck, il folletto della foresta che annoda e scioglie i fili dei suoi incantesimi sui giovani innamorati Elena, Erminia, Lisandro e Demetrio.
Nell’allestimento di mercoledì 26 ottobre Oberon era interpretato da Daniel Camargo, giovane brasiliano potente e intenso, divenuto primo ballerino dell’ABT la scorsa estate e Puck era Herman Cornejo, argentino, dall’energia inesauribile, leggero, veloce, divertente, un Puck indimenticabile. Il ruolo è suo da quando “The dream” è entrato a far parte del repertorio dell’American Ballet Theatre nel 2002.

Ma se le variazioni funamboliche, le entrate e uscite di scena volanti, gli ammiccamenti e scherzi di Puck danno il segno di una coreografia straordinaria, l’originalità indiscussa viene raggiunta nel pas de deux finale di Titania e Oberon. I due innamorati danzano come in una immagine riflessa gli stessi passi, quando Titania, interpretata da Gillian Murphy, va in arabesque penchée, Oberon ne sviluppa uno simmetrico. Le linee dei loro corpi compongono un disegno d’amore perfettamente equilibrato, come in nessun altro pas de deux del balletto classico. Shakespeare fa dire a Titania: Per le mani allacciate con la grazia delle fate su cantiamo. È quello che Ashton traduce in danza, mano nella mano una geometria poetica nell’universo. Il pubblico ha tributato un applauso in piedi.
La seonda parte della serata ha visto in sena un altro lavoro di Alexei Ratmansky: “The seasons” su musica di Glazunov. Il coreografo russo-ucraino dal 2009 all’ABT, lo ha creato per celebrare i suoi primi 10 anni con la compagnia come “dichiarazione di amore e gratitudine”. Composto originariamente da Alexander Glazunov per il balletto che Marius Petipa mise in scena nel 1900 con Anna Pavlova, “The seasons” è il classico divertissement con molti personaggi e continuo avvicendarsi di azioni. Ratmansky non ha usato le coreografie originali, di cui mancano comunque le notazioni, e ha ricreato il balletto con le stagioni che si avvicendano e si sovrappongono, come in natura sempre più spesso ormai, con una urgenza ed una potenza dinamica inarrestabile. Le sue coreografie trasudano passi, in un insieme a volte affascinante altre faticoso di ghiaccio, grandine, neve e poi rose e granoturco e papaveri, e fauni e satiri e baccanti, un tornado di passi colori costumi veloce, come il nostro tempo, forse troppo veloce.