Non chiamatela “Grande Mela”. O quantomeno non fatelo in presenza delle centinaia di agricoltori newyorkesi che preferiscono tutt’altro frutto: l’uva. Negli ultimi decenni nello Stato di New York sono infatti iniziate a proliferare le coltivazioni adibite a vigneti, complici temperature più miti e territori (specialmente Upstate) particolarmente fertili.
Come dimostra un’inchiesta del New York Post, l’Empire State è attualmente il quarto produttore di vino in tutti gli Stati Uniti, preceduto da California, Oregon e Washington.
Eppure, paradossalmente, non è facile per gli appassionati enologi della città sull’Hudson trovare un marchio locale tra gli scaffali dei numerosi negozi di liquori, altrimenti ultra-forniti quando si tratta di bottiglie europee, australiane e californiane. Solo alcuni ristoranti, tra cui la Gramercy Tavern, e grandi negozi specializzati come l’Astor Wine & Spirits dell’East Village di Manhattan offrono regolarmente vini newyorkesi
Il motivo? Le oltre 400 aziende vinicole presenti nello Stato di New York sono spesso a conduzione familiare e i loro prodotti arrivano a costare anche il doppio dei competitors francesi, italiani o spagnoli. Rispetto a cui contano peraltro anche un altro ritardo: quello nella commercializzazione e nel marketing del prodotto. Ulteriore paradosso è che spesso ad apprezzare i vini newyorkesi, bianchi e rossi che siano, siano proprio i consumatori europei, alla ricerca dei sapori esotici nordamericani.

I vigneti sono concentrati soprattutto nella regione dei Finger Lakes, patria di ottimi vini bianchi (come il fruttato Riesling) ma anche di qualche discreto rosso (come il Cabernet Franc) ricavato da uve est-europee.
Il potenziale vinicolo-commerciale dell’Empire State è stato fiutato anche da Albany, che ogni anno sovvenziona con 1 milione di dollari la New York State Wine and Grape Foundation, associazione di categoria del settore, di cui circa 700.000 dollari destinati solo alla pubblicità e alla ricerca.
Altri 6 milioni di dollari sono invece destinati dalle autorità statali a Taste NY (associazione di promozione delle bevande locali), di cui 1,075 milioni alla NY Wine & Grape Foundation e $252.000 alla ricerca sull’uva da tavola.
La governatrice Kathy Hochul ha inoltre firmato una legge che istituisce permessi temporanei per la vendita al dettaglio di vino da parte di ristoranti, alberghi e altri rivenditori, così da incentivare l’ingresso sul mercato dei vinicoltori locali. “Abbiamo investito milioni di dollari per promuovere e favorire la commercializzazione delle aziende vinicole, riducendo la burocrazia per aiutare i produttori di vino ad aprire ed espandersi e continuiamo a lavorare per sostenere l’innovazione e il successo dell’industria vinicola di New York”, ha dichiarato la portavoce di Hochul, Hazel Crampton-Hays.
La sfida per rosicchiare quote di mercato alla California e ai produttori europei rimane difficile, ma “if you can make it there, you’ll make it anywhere”.