Proteggere l’area metropolitana di New York da mareggiate e inondazioni con un imponente sistema di paratoie. È questa la proposta avanzata dal Corpo degli ingegneri dell’esercito degli Stati Uniti. Un piano da 52 miliardi di dollari che costituisce lo sbocco di un lungo studio di fattibilità partito all’indomani dell’uragano Sandy.
La cosiddetta “Alternativa 3B“, attualmente allo studio delle autorità, prevede l’installazione di 12 paratoie contro le mareggiate su alcuni dei maggiori fiumi nelle vicinanze di New York City, oltre a un vasto sistema di dighe e muri di contenimento su oltre 66 km di costa, soprattutto ad East Harlem, Lower Manhattan, South Brooklyn e lungo tutta la penisola di Rockaway. Durata prevista dei lavori: 14 anni.
Una volta costruite, le paratoie si chiuderebbero automaticamente durante le tempeste più rilevanti, proteggendo le popolazioni dell’entroterra dalle acque dell’Oceano Atlantico. Non, però, di fronte al lento innalzamento del livello del mare o alle inondazioni interne causate da forti piogge, fenomeni per cui non sono progettate.
Le paratoie più grandi verrebbero ubicate su due stretti – l’Arthur Kill e il Kill Van Kull – nonché all’ingresso della Jamaica Bay, che peraltro ospita diverse riserve naturali.

L’Army Corps aveva già presentato un’analoga proposta preliminare nel 2020, prima che l’allora presidente Donald Trump decidesse di tagliare i fondi federali definendolo “un progetto costoso, stupido ed ecologicamente terribile che, quando servirà, probabilmente non funzionerà comunque”.
Qualche riserva è stata invero avanzata anche dai gruppi ambientalisti, che denunciano come il maxi-piano infrastrutturale danneggerebbe irrimediabilmente l’ecosistema acquatico newyorkese. Come ammesso dagli stessi promotori, sarebbero le pianure alluvionali e le zone umide di Jamaica Bay a subire i danni ambientali peggiori, classificando il rischio come “moderatamente elevato”.
In ogni caso, l’Army Corps ha invitato la popolazione newyorkese a dire la propria sul progetto fino al 6 gennaio 2023, quando inizierà ad essere stilato il progetto definitivo per far sì che i lavori inizino entro il 2030.