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September 13, 2022
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Perché la madre di Coney Island ha ucciso i suoi 3 figli: l’analisi criminologica

La società cerca di rintracciare una presunta follia alla base del gesto, ma non sempre di questo si tratta

Anna VaglibyAnna Vagli
Perché la madre di Coney Island ha ucciso i suoi 3 figli: l’analisi criminologica

La polizia sulla scena del crimine a Coney Island - Twitter, Lloyd Mitchell @Lloydphoto

Time: 2 mins read

Il 2022 lo ricorderemo come l’anno della “mostruosità materna”. Dall’Italia agli Stati Uniti, l’opinione pubblica ha dovuto nuovamente acquisire la consapevolezza che le madri possono uccidere i loro figli. Catania, Milano e Brooklyn. Donne di origini e nazionalità diverse, che hanno privato della vita le loro creature dopo avergliela donata.

Ieri, sulla spiaggia di Coney Island, sono stati rinvenuti i corpi di tre bambini, dichiarati morti per annegamento all’arrivo in ospedale. A due miglia di distanza, gli agenti della polizia newyorkese hanno poi trovato la madre. La donna era in stato confusionale e completamente bagnata. 

La tragedia consumatasi a Brooklyn, nel distretto newyorkese, porta con sé nuovamente la necessità di trovare la risposta al più terribile degli interrogativi. Come può una madre uccidere i propri figli? In Italia, quest’estate a pagare con la vita sono state Elena Del Pozzo, di appena cinque anni, e Diana Pifferi, che aveva solamente diciotto mesi. Entrambe uccise dalla mano omicida delle loro madri: Martina Patti e Alessia Pifferi. 

Per quel che attiene la vicenda di New York, sappiamo solo che la mamma trentenne ha confessato e che i suoi figli avevano un’età compresa tra i tre mesi e i sette anni.

La polizia sulla scena del crimine a Coney Island – Twitter, Lloyd Mitchell @Lloydphoto

Dal punto di vista criminologico, non è possibile trovare una spiegazione univoca al perché una madre decida di privare i figli della vita dopo avergliela donata. Tuttavia, trattandosi di un gesto inconcepibile, la società nella maggior parte dei casi cerca di rintracciare una presunta follia alla base del gesto. Ma non sempre di questo si tratta. 

Il perché si provi a scomodare un qualcosa di patologico è riconducibile alla necessità di appagare il senso di smarrimento ed irrequietudine delle altre donne. Convincersi che chi si macchia di un tale crimine sia affetto da patologia psichiatrica avvalora la credenza per la quale, in assenza di malattia mentale, lo stesso non possa concretizzarsi. 

In questo senso, è fortemente consolidato lo stereotipo per il quale le madri sono biologicamente predisposte all’amore e all’annullamento di sé in favore dei figli che mettono al mondo. È dunque anche consolidata la credenza opposta: una donna che non presenta simili caratteristiche è mostruosa o malata. Le cose non stanno propriamente in questo modo. Anzi, a dire il vero, comprovata letteratura scientifica dimostra come l’istinto materno non esista.

E allora perché le madri uccidono? Le cause possono essere molteplici. Per alcune donne, l’esperienza della maternità può sfociare in uno stato depressivo capace di produrre pulsioni incontrollabili che si traducono nell’uccisione di un figlio. In altri casi, i più frequenti, le madri uccidono per vendetta. Per vendicarsi di un torto, reale o presunto, subito da un partner o ex partner. 

Come profiler, in anni sulla scena del crimine, ho acquisito la consapevolezza che l’idea di uccidere i figli si insinua in maniera graduale nella mente delle loro madri. E diventa tragicamente fisiologica nel momento di maggior frustrazione. Questo potrebbe essere accaduto alla madre di Brooklyn. Difatti, il marito ha dichiarato che nel mese di luglio avesse manifestato segnali preoccupanti. Posto che le indagini continueranno, è verosimile ritenere che la donna abbia agito in preda all’aggravamento di uno stato depressivo. 

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Anna Vagli

Anna Vagli

Criminologa Investigativa, Giornalista, Scrittrice, Analista Emotivo-Comportamentale ed Esperta in Neuroscienze Cognitive Applicate

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