Il Beacon Theatre canta italiano, infiammato da uno Zucchero in splendida forma che per oltre due ore ha ripercorso il suo repertorio tra hit senza tempo e scelte di nicchia con una voce rimasta quella degli anni d’oro.
Tutti i 3.000 del Beacon in piedi sulle note di Baila Morena, Vedo Nero, Diamante e Diavolo in Me, compreso il console d’Italia Fabrizio di Michele presente tra il pubblico.
Il teatro, Inaugurato nel 1929, fu sviluppato da Samuel “Roxy” Rothafel e costruito come palazzo del cinema, decorato in stile rinascimentale, romano antico, greco e rococò. Dichiarato monumento interno della città di New York, è iscritto nel Registro nazionale dei luoghi storici, ma ha saputo adattarsi perfettamente al Pop e al Blues regalato da Zucchero e dalla sua band.

Tantissimi gli italiani in sala, ma seduti in platea, riconoscibili perché più incerti sui testi da cantare, anche molti americani. Il pubblico di Zucchero, che in carriera vanta duetti con artisti del calibro di Jeff Beck, Bono, Ray Charles e i Queen, abbraccia infatti entrambi i continenti.
Per loro, una versione completamente inglese di Senza una Donna, diventata Without a Woman e accolta con le braccia al cielo dai fan accorsi al 2124 di Broadway.
Zucchero, 67 anni da compiere tra due settimane, in carriera ha venduto più di 60 milioni di dischi tra album e singoli, vincendo il Premio Tenco alla carriera, due World Music Awards, sei IFPI Platinum Europe Awards, una candidatura ai Grammy e l’onorificenza di commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Ma nonostante il successo, non ha perso lo spirito e la voglia di salire sul palco. “Ho fatto 75 concerti da Aprile ad oggi”, racconta a margine di un brano. Un tour de force che lo ha portato anche in Nord America, dove il 9 settembre ad Atlantic City ha iniziato una serie di spettacoli che lo faranno viaggiare dagli Stati Uniti al Canada fino al 2 ottobre.

L’appuntamento newyorkese ha visto il tutto esaurito e l’affetto di una platea che per l’intera durata del concerto ha applaudito l’artista reggiano, chiedendo a fine show anche un bis.
Pochi i giovani in una sala che ha visto arrivare per lo più chi è cresciuto con la sua musica tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90: la stagione di massimo splendore per Zucchero, che proprio in quel periodo fece il suo debutto a New York.
Era il 1989 quando, dopo un concerto all’Arena di Verona, Ray Charles disse di lui “Questo ragazzo è così talentuoso, ha una voce incredibile. Sicuramente uno dei migliori artisti blues con cui abbia mai lavorato”.
Sono passati oltre trent’anni, ma quell’artista che nella musica internazionale era un giovane di belle speranze, oggi riempie i teatri di tutto il mondo spaziando tra vecchi e nuovi successi.
“Grazie New York”, urla a fine spettacolo, sommerso dagli applausi e dal coro “Zucchero! Zucchero!”.