Janet DiFiore, la giudice capo della Corte d’Appello di New York, la più alta corte dello Stato, si è dimessa. Lascerà il suo incarico alla fine di agosto. La Corte d’Appello, che conta sette membri, è la più alta carica giudiziaria di New York. In un’intervista al New York Times la 66enne DiFiore, responsabile dell’intero sistema giudiziario dello Stato, ha affermato che non c’è stato alcun evento scatenante per le sue dimissioni.
Il giudice capo della Corte d’Appello ha un mandato di 14 anni. Il lavoro richiede la supervisione non solo dell’alta corte stessa, ma del vasto sistema giudiziario dello Stato di New York, che ha un budget di 3 miliardi di dollari e comprende più di 1.350 giudici statali, insieme ad altri 1.850 giudici comunali e più di 14.000 dipendenti non giudiziari.

La giudice DiFiore, ex District Attorney della contea di Westchester – era repubblicana, ma ha cambiato partito più di 15 anni fa – è stata nominata alla corte nel 2015 dal precedente governatore, Andrew M. Cuomo, che si è dimesso lo scorso agosto. Era la seconda donna giudice capo, dopo Judith S. Kaye, e uno dei sei giudici della Corte d’Appello nominati da Cuomo. Le sue dimissioni daranno al governatore Hochul un secondo incarico all’alta corte di New York; la prima è stata Shirley Troutman l’anno scorso.
Le dimissioni, comunque, non sono state una sorpresa sia per la sua focosa personalità che per la sua intransigenza e per questo è stata attaccata dai democratici e dai repubblicani, dai magistrati in pensione e dal sindacato degli agenti dei tribunali. È stata lei a bocciare la mappa delle circoscrizioni elettorali preparata dai democratici, e per questo le elezioni primarie sono state divise creando lotte intestine tra noti parlamentari assegnati alla stessa circoscrizione.
Il congressman Hakeem Jeffries, il più alto democratico di New York alla Camera, noto per essere uno dei principali critici della decisione di riorganizzazione, è stato tra i suoi più aspri critici.
Ma Janet DiFiore è andata oltre: ha bocciato la norma non scritta, ma da sempre implementata, della riassunzione dei magistrati in pensione che venivano impiegati come giudici di pace. Si è inimicata il sindacato degli agenti dei tribunali trasformando una polemica sull’uso delle mascherine da parte degli agenti in aula in una vicenda di minacce e ricatti da parte del presidente del sindacato che aveva pubblicato il suo indirizzo nella newsletter del sindacato.
Dileggiata, è intervenuta direttamente con il comitato che sanziona i dirigenti sindacali. Fatto, questo, per il quale è stata deferita alla New York State Commission on Judicial Conduct, accusata di una “sistematica cultura intimidatoria”.
E così la giudice capo del sistema giudiziario di New York si è trovata a sua volta inquisito. Ed oggi il passo inevitabile.