Sono saliti a cinque i casi di positività al vaiolo delle scimmie a New York. A comunicarlo è stato il dipartimento della Sanità di City Hall nella tarda serata di giovedì.
Si tratta della terza positività di fila in meno di 36 ore nella Grande Mela, ma il trend è in crescita esponenziale in tutti gli Stati Uniti: attualmente i CDC contano almeno 21 casi a livello nazionale, più del doppio rispetto alla scorsa settimana e a due settimane dal primo caso accertato in Massachusetts.
A livello mondiale, invece, negli ultimi giorni i casi sono passati da poco più di 250 a 550, ubicati in almeno 12 Paesi. A lanciare l’allarme sulla diffusione incontrollata della malattia è stata l’OMS: “Non sappiamo se sia troppo tardi per contenere la malattia. Quello che l’OMS e tutti gli Stati membri stanno cercando di fare è prevenire la diffusione”, ha dichiarato mercoledì a Ginevra la dott.ssa Rosamund Lewis, responsabile tecnica dell’OMS per il vaiolo delle scimmie.
In caso di comparsa di sintomi (febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati), le autorità sanitarie di New York suggeriscono comunque di rimanere a casa e isolarsi dai propri familiari o conviventi.
Scoperto nel 1958 in Africa e riscontrato per la prima volta sull’uomo nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, il vaiolo delle scimmie proviene da animali selvatici (come ratti e scimmie) e si diffonde tra le persone solitamente a causa di uno scambio di fluidi corporei o altri contatti corpo-a-corpo.
A differenziare il vaiolo delle scimmie dal coronavirus c’è innanzitutto un’assai minore letalità, dato che la maggior parte dei pazienti guarisce in poche settimane. Non solo: per il vaiolo delle scimmie è disponibile un vaccino, mentre una maggiore difficoltà di trasmissione rispetto al Covid-19 rende improbabile lo scoppio di una pandemia.