Durante il primo trimestre del 2022 a New York City le vendite registrate sono state 3.585, nuovo record e numero più alto negli ultimi 33 anni, in rialzo del +45% anno su anno e del +48,9% rispetto ai livelli pre-pandemici.
L’offerta è diminuita del -4,4% per un totale di 6.906 immobili sul mercato, un ribasso destinato a durare almeno per alcuni altri trimestri, sebbene con un mercato ritornato ad una normale stagionalità, l’eccesso di domanda è stato parzialmente assorbito dall’aumento d’offerta che abitualmente si registra durante questo periodo.
Rispetto ad un anno fà le vendite sono continuate a salire mentre l’offerta a scendere, con il risultato che l’indicatore relativo ad i mesi d’offerta (il dato che ci indica il ritmo del mercato) è stato pari a 5,8 mesi, il 34,1% più veloce dello stesso periodo dell’anno scorso ed il 23,7% più rapido addirittura di due anni fà, prima che la pandemia da coronavirus colpisse.
Il prezzo mediano per una casa a Manhattan è cresciuto del +10,7% anno su anno portandosi a $1.190.000, il secondo livello più alto mai registrato, in rialzo anche, sia il prezzo medio, +19,3% a $2.042.113, che il prezzo medio per piede quadrato in rialzo del +16,5% a $1.616. Teniamo presente che tutti gli indicatori di cui scritto fino a ora sono oltre i livelli pre-pandemici.
I giorni sul mercato sono stati in media 137, lo 0,7% in meno dell’anno passato, tuttavia le proprietà che non hanno necessitato di ritocchi di prezzo sono state vendute in media in 79 giorni. Lo sconto sul prezzo è stato intorno al 4,7%, in lievissimo rialzo rispetto al 4,6% di 12 mesi fà. La quota di mercato relativa alle bidding wars è cresciuta per il quarto mese di fila raggiungendo il livello più alto degli ultimi 4 anni.
Alla luce di questi dati possiamo notare come il mercato residenziale si stia riprendendo, non solo comparato allo stesso periodo dell’anno scorso ma anche rispetto ai livelli pre-pandemici, non dimentichiamo però come questi livelli fossero in realtà già indeboliti da qualche anno di mercato “soft”, per cui, c’è ancora molta strada da recuperare rispetto all’ultimo vero picco dei prezzi registrato tra il 2015 ed il 2016.
(fonte dei dati: Miller Samuel Inc.)
Miami-Dade dichiara la crisi degli affitti
Il sindaco di Miami Daniella Levine Cava ha dichiarato la “housing crisis”, preparando il terreno perché la contea distribuisca 41 milioni di dollari di fondi federali come assistenza per gli affitti.
La contea sta risentendo del tremendo aumento dei canoni di locazione avvenuto a seguito dell’afflusso di popolazione, e il conseguente rialzo della domanda abitativa rilevato durante l’ultimo anno e mezzo. Gli affitti a Miami sono saliti addirittura del 38% nel 2021, il più alto rialzo mai registrato a livello nazionale.
Il problema è aggravato dal fatto che molti dei nuovi residenti, arrivati da altri stati come ad esempio New York o la California, grazie alla possibilità di lavorare a distanza, non hanno dovuto lasciare il proprio lavoro per trasferirsi in Florida, mantenendo i propri ricchi salari. Questo ha creato un aumento verticale dei canoni di locazione e messo in difficoltà le comunità locali, per fare un esempio pratico, il reddito mediano di Miami-Dade è di 61.000 dollari, rispetto agli 80.000 dollari della contea di Los Angeles e agli 81.700 dollari di New York. Il risultato potete immaginarlo.
La legge della Florida proibisce ai governi locali di imporre misure di controllo sugli affitti, un’esenzione potrebbe essere accolta solo se un comune o una contea favorisse una motivazione praticamente inattaccabile, successivamente la proposta comunque dovrebbe passare attraverso un un referendum, e anche se passasse, la legge emergenziale potrebbe rimanere in vigore al massimo un anno.
I 41 milioni di dollari di fondi d’assistenza provengono in parte dai 28 milioni rimanenti alla contea provenienti dall’American Rescue Plan Act, firmato dal presidente Joe Biden nel marzo 2021. Gli altri 13 fanno parte del Consolidated Appropriations Act, erogati per l’anno fiscale 2021.