What if! E se potessimo re-immaginare un modo di essere umani? Supponiamo che sia possibile settare nuovamente i nostri principi di civiltà basandoci su elementi che trascendono sistemi capitalistici e basati sul linguaggio. Il sistema di comunicazione che passa attraverso l’elaborazione di segni e significati che abbiamo preso sempre come grande distinzione da stadi più primitivi del mondo animale, che ci distingue tra le specie terrestri. What if! Se potessimo immaginare per un attimo di rimettere in discussione il nostro ruolo e il nostro impatto in questa vita, su questa terra. Potrebbe sembrare l’incipit di film tipo Dune, uno dei tanti dei film futuristici, post apocalittici che siamo abituati a vedere al cinema. Ma non siamo nell’anno 10191 e noi, aimè, non siamo Timothée Chalamet in un’epica post umana intento a sovvertire il controllo ecologico di un pianeta per lo sfruttamento di vitali risorse a fine di profitto. I riferimenti capitalistici però sono gli stessi.

Tomás Saraceno (1973), argentino di nascita, con Particular Matter(s), una delle più grandi esibizioni organizzate negli USA, offre una rilettura interessante, e un approccio anche concreto rispetto a questioni molto attuali e pressanti come la crisi ambientale in tutte le sue declinazioni sociopolitiche, razziali ed ecologiche. Ma come può l’arte, un artista affrontare tali problematiche? Non è compito della scienza darci risposte e soluzioni concrete? Sì, certo, ma alla base di tutto c’è il fatto che la nostra condizione privilegiata (?) di umanità ci porta a reiterare comportamenti e supposizioni che prevedono noi e sempre esclusivamente noi al centro di tutto. Tomás Saraceno, in un dialogo aperto anche con la scienza, cerca di concretizzare una prospettiva di essere che prescinde dall’esclusività antropocentrica, proponendo così un’interazione con forme di vita non umane. Niente di fantascientifico, nessuno Spiderman che ci lanci una tela per salvarci. I ragni però sono per l’artista, da anni, un modello che ci mostra come fare esperienza del mondo intorno a noi per aprire la nostra coscienza verso la realizzazione di una nuova era, Aerocene, post combustibile fossile. Uno degli approcci è infatti attraverso la comunicazione tra specie.

Qui, appunto il modello multisensoriale dei ragni, il cui senso della vista è per lo più limitato, offre la possibilità di sentire il mondo attraverso le vibrazioni delle loro tele. Anche la modalità di interazione di inter-specie tra diverse tipologie di ragno e varie comunità aracnofile (Arachnophilia) prevede una relazione collaborativa eco-sostenibile che abbraccia campi scientifici, antropologici e discipline teoriche, tra cui anche comunicazione vibrazionale, architettura e ingegneria, etica animale e filosofia non-umana.
Il percorso inizia in una galleria totalmente buia tra grandi teche, che illuminate rivelano la delicatezza e l’ingegno dell’architettura setosa di queste tele di ragni di specie differente. Sono tele, ovviamente, senza ragni. Saraceno però, con una strumentazione sofisticata, registra, amplifica e riproduce in suono le vibrazioni emesse dalle tele, di fatto creando una sorta di concerto. Un’esperienza calma, ma profonda, con un richiamo ancestrale e meditativo. Questa esperienza, in modo esponenziale, è possibile viverla in Free the Air: How to hear the universe in a spider/web [Libera l’aria: Come sentire l’universo in una ragna/tela] commissionata da THE SHED.

Si entra in un’enorme sfera bianca (29 mt di diametro) dove sono presenti due livelli, uno a 12 mt, l’altro a circa 3.5 mt di altezza. Ci si trova su una rete flessibile, ma tesa come una ragnatela, sospesi nel vuoto. Una foschia bianca inizia ad annebbiare la vista, la luce si affioca. In uno spazio ormai totalmente buio amplificazioni di registrazioni di ragni che interagiscono con la loro tela iniziano, e i loro suoni/musica amplificati. Siamo noi ora a prendere un posto non umano in questo universo distillato in un’istallazione. L’assunzione che il nostro di concetto di conoscenza sia necessariamente universale, e non di circostanza invece, o relativo per dirla in altri termini, pare essere lo scopo di questa esperienza. Canali diversi di comunicazione, quindi, in cui Tomás Saraceno sperimenta attraverso il suo interesse nelle ragnatele, ma anche attraverso pratiche di divinazione che in Cameroon sono conosciute come nggàm dù.

Saraceno. Commissioned by The Shed. Photo: Nicholas Knight.
Interessante è vedere le risposte “del ragno” alle domande poste dai membri dello THE SHED, in particolare quella della curatrice Emma Enderby. Di nuovo, quale è lo scopo; quello di essere consapevoli delle nostre scelte come comunità. Di come interagire coscientemente in modo sinergico e di coabitazione con gli elementi terrestri viventi o meno con cui siamo relazionati in modo orizzontale non verticale. Aerocene è una delle proposte che esplora l’artista, insieme ad una larga comunità interdisciplinare. Aerocene promuove l’ethos DIT (Do-It-Together) al fine di trovare alternative ecologiche alle pratiche di estrazione e sfruttamento delle risorse. Museo Aero Solar, uno dei risultati di queste collaborazioni, è sia un museo fluttuante che una scultura aero-solare. Consiste in buste di plastica che vengono riciclate per essere parte della struttura di questo modo ecologico di volare usando solo energia solare. Questo è accompagnato da un Aerocene Backpack, uno zaino che contiene tutti gli strumenti e le indicazioni per costruirsi una propria scultura fluttuante.

Quindi, sì, questo è quello che l’arte può essere e può apportare; un approccio collaborativo tra discipline umanistiche e scientifiche per affrontare un cambiamento epocale.
Abbiamo chiesto a Emma Enderby se Saraceno, nel confondere le linee tra arte come estetica arte come cosciente intervento su aspetti della vita politici, pubblici, sociali, mette in discussione il ruolo e la definizione dell’arte contemporanea. “Sì”, risponde la curatrice, “Saraceno espande la definizione di arte – va oltre l’estetica e invoca un intervento di diverse discipline, per un movimento sociale e un cambiamento su scala individuale e collettiva”.