Allen Weisselberg, il Chief Financial Officer della Trump Organization si è costituito questa mattina alle 6:20. Accompagnato dal suo avvocato, Mary Mulligan, è entrato nel palazzo della Procura distrettuale di Manhattan da una entrata di servizio per sottrarsi alle telecamere dei network televisivi che da ieri sera si erano piazzate davanti l’ingresso del palazzo.
“Si dichiarerà non colpevole” ha detto il legale mentre lei e il suo cliente erano in attesa davanti l’ascensore. L’incriminazione ufficiale avverrà nel primo pomeriggio. In questa occasione ci sarà anche l’avvocato Ron Fischetti, il legale della Trump Organization, la holding dell’ex presidente che gestisce circa 500 differenti imprese e aziende tra hotel, club di golf, complessi immobiliari, e anche una casa produttrice di vino a Charlottesville in Virginia.
Ieri sera il Grand Jury ha determinato che sono state presentate sufficienti prove e testimonianze per rinviare a giudizio Weisselberg e la Trump Organization. Solo quando il magistrato nel corso dell’udienza notificherà ufficialmente a Weisselberg e agli avvocati della Trump Organization le motivazioni della loro incriminazione si conosceranno nel dettaglio i capi di imputazione. Il Washington Post afferma che i reati per i quali sono stati incriminati sono per il mancato pagamento delle tasse per i benefit percepiti dai manager della società e non riportati nelle loro dichiarazioni dei redditi. Alcuni di loro infatti hanno ottenuto considerevoli vantaggi economici con il pagamento delle rette delle scuole private per figli e nipoti, l’uso delle auto (Weisselberg e la moglie hanno due Mercedes prese in leasing dalla Trump Organization) e l’uso di appartamenti il cui affitto veniva assorbito dalla compagnia. Ma anche vacanze, feste, iscrizioni ai club di golf, tutto pagato dalla società e non dichiarato sia da parte dell’azienda che da parte dei beneficiati. Reati minori che comportano multe e non prigione per chi li ha ottenuti e per chi li ha concessi, ma pene ben più severe per il responsabile amministrativo che ha creato il raggiro e per la società, la Trump Organization appunto, che lo ha effettuato.
Non molto spesso a New York le società, considerate persone giuridiche, ricevono una incriminazione. E se lo sono è per crimini molto più gravi: lo è stato la BP per i morti nell’esplosione della piattaforma Deep Water Horizon in cui persdero la vita 11 dipendenti e per i gravissimi danni ecologici causati dalla fuoriuscita del petrolio nel Golfo del Messico. Lo è stata la VolksWagen per aver sistematicamente manipolato i gas di scarico delle autovetture. Lo è stata la Bank of America per aver concesso i mutui, poi rivenduti ad altre istituzioni, sapendo che non sarebbero stati ripagati, creando la crisi finanziaria del 2011.
La strategia usata dal District Attorney di Manhattan Cyrus Vance è quella di mettere sotto pressione Allen Weisselberg, che per ora non conosce quali siano le prove o le testimonianze in mano agli inquirenti e che se dovesse mentire corre il rischio di aggravare ulteriormente la sua posizione. Una tattica per costringerlo a patteggiare una mite sentenza in cambio della sua testimonianza contro chi gli imbrogli li ha ordinati. E non si tratta solo di benefici non dichiarati. Ci sono milioni di dollari di tasse non pagate e di potenziali truffe agli istituti di credito che hanno concesso enormi prestiti alla Trump Organization.
Nell’indagine parallela condotta dall’Attorney General dello Stato di New York Letitia James concertata con quella della Procura Distrettuale ci sono proprietà immobiliari, terreni e palazzi, dati come garanzie collaterali per i prestiti bancari che hanno una certa valutazione. Ma questi stessi beni immobiliari nella valutazione presentata nella denuncia di redditi hanno un prezzo stimato inferiore a quello fornito alle banche. Una truffa bella e buona o contro l’ufficio delle tasse o agli istituti di credito. E qui la posta è molto più alta perché dalle multe si passa alla prigione. Il procuratore di Manhattan Cyrus Vance, un democratico che non si è ripresentato alle ultime elezioni, nel 2018 ha avviato un’indagine inizialmente incentrata sui pagamenti effettuati, prima delle presidenziali del 2016, a due “fiamme” di Donald Trump. L’inchiesta è stata successivamente estesa alle accuse di evasione fiscale, frode ai danni di assicurazione e frode bancaria.
La Trump Organization, in una nota, ha bollato come “politiche e non giustizia” le accuse contro Weisselberg, “è usato come pedina dal procuratore distrettuale di Manhattan nel tentativo di danneggiare l’ex presidente”, si legge in una nota. “Questa non è giustizia, questa è politica”, conclude il comunicato.
Mentre a Manhattan la vicenda giudiziaria della società dell’ex presidente monopolizzava l’attenzione pubblica, a Washington la Speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi ha costituito la commissione d’inchiesta per l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Il leader della minoranza repubblicana alla Camera Kevin McCarthy ha ordinato ai congressman del Gop di non far parte della Commissione. Ciò nonostante Nancy Pelosi ha nominato la congresswoman repubblicana Liz Cheney che ha accettato. La popolare congresswoman del Wyoming deteneva la terza carica più importante della dirigenza del partito, ma si è esposta alle ire dell’ex presidente quando ha accusato i suoi compagni di partito di non avere il coraggio di respingere le bugie elettorali di Donald Trump sulle elezioni vinte da Biden con i brogli, ed è stata degradata. Con lei altri congressman repubblicani come Adam Kinzinger.