La pandemia ha creato nuove sfide per New York, sfide che il 1° gennaio 2022 erediterà il nuovo sindaco. Una delle sfide principali è la sicurezza pubblica. Ed è su questo fronte che Curtis Sliwa si sente forte. Le sue chance di diventare Primo Cittadino sono pochissime ma vale la pena comunque di raccontare la storia di questo colorato personaggio che da anni, addirittura da decenni, fa parlare di se a New York.
Forse qualcuno si ricorda ancora dei Guardian Angels. No, non stiamo parlando dei Charlie’s Angels che negli anni ’70 spopolarono in televisione rendendo famosa Farrah Fawcett con le bellissime compagne d’avventura — Jaclyn Smith, Kate Jackson e Cheryl Ladd. I Guardian Angels di New York erano assai meno affascinanti. Erano uno squadrone di vigilantes che, con inconfondibile berrettino rosso e giacca a vento rossa, si dedicavano alla sicurezza di New York. Nacquero nel 1979 e il loro capo e fondatore era giustappunto Curtis Sliwa. Questo attivista di venticinque anni divenne il volto e la voce di coloro che volevano rimboccarsi le maniche e fare qualcosa per riprendere in mano il futuro di New York travolta dalla criminalità e da una crisi finanziaria che aveva messo la città sul baratro della bancarotta. Erano gli anni in cui l’immagine di New York era così offuscata che l’ente del turismo ce la mise tutta per creare una campagna pubblicitaria che contrastasse la percezione di decadenza e pericolosità. Fu allora che nacque il logo de La Grande Mela che quarant’anni dopo è ancora il simbolo di New York in tutto il mondo.
Ma non tutti accolsero i Guardian Angels di Curtis Sliwa a braccia aperte. Non piaceva l’idea di vigilantes che, benché non armati, marciassero per le strade della città con passo minaccioso sostituendosi alle forze di polizia. Anzi, addirittura contestando i metodi e le azioni della polizia. Il ruolo controverso dei Guardian Angels proseguí per quindici anni, fino a quando non fu eletto un sindaco repubblicano. Era Rudy Giuliani che nel 1994 prese in mano le redini della città con un piglio come se fosse uno sceriffo nel Far West. E fu Giuliani ad abbracciare il ruolo dei Guardian Angels, applaudire Curtis Sliwa e legittimarlo nel suo ruolo informale di protettore della sicurezza di New York.

Il “regno” di Giuliani proseguì fino al 2001 quando — mentre il fumo delle torri gemelle ancora appestava l’aria — lui usciva di scena e subentrava Michael Bloomberg. Anche quest’ultimo era repubblicano ma il suo cavallo di battaglia era l’economia, non la sicurezza pubblica. Un businessman di grande successo, Bloomberg era stato sindaco per i dodici anni successivi e in quel periodo non aveva mai espresso parole né di lode né di critica nei confronti di Curtis Sliwa che sostanzialmente sembrava essere finito nell’ombra. Nel 2013 l’era di Bloomberg era finita e alla guida di New York era subentrato il democratico Bill De Blasio. Questo aveva presentato un’opportunità per Sliwa, pronto ad attaccare la nuova amministrazione democratica accusandola di essere inefficace sul fronte della sicurezza pubblica. Ecco, infatti, che nel 2015 Sliwa aveva nuovamente fatto parlare di sé annunciando che i suoi berretti rossi erano tornati a pattugliare Central Park.
Fu proprio in quell’anno che incontrai Curtis Sliwa. Era la seconda volta che lo intervistavo. Il primo incontro era avvenuto a metà degli anni ‘80. Il secondo fu nel 2015. “I Guardian Angels tornano a Central Park dopo anni di assenza” titolò un quotidiano cittadino a fine agosto di quell’anno. Pochi giorni dopo passai una sera a pattugliare Central Park con Curtis Sliwa mentre quest’ultimo puntava il dito contro De Blasio e la sua incapacità di tenere la criminalità sotto controllo. Realizzai un video per Repubblica (che potete vedere qui). Già allora — sei anni fa — Sliwa non era più il carismatico attivista degli anni ’70. Era un signore attempato il cui nome e gruppo di vigilantes non diceva proprio niente alla generazione precedente. “I Guardian Angels? E chi sono?” mi avevano detto vari giovani che avevo intervistato quella sera.
Non sorprende dunque che in vista delle elezioni di novembre Sliwa sia un candidato debole. New York ha avuto sindaci repubblicani ma un volto appassito con berretto rosso non è sufficiente per scaldare l’anima degli elettori, soprattutto quelli più giovani. Nelle primarie repubblicane del 22 giugno Sliwa ha battuto facilmente il suo avversario. Si è aggiudicato il 72 per cento dei (pochi) voti repubblicani, sconfiggendo il rivale Fernando Mateo di cui si sa poco o niente. Sliwa promette che nei mesi prossimi darà battaglia ai candidati democratici ma non c’è ombra di dubbio che a novembre non sarà lui a occupare la poltrona lasciata libera da De Blasio. Incomincia a essere chiaro che fra i democratici ci sono tre personaggi forti. Il prossimo sindaco di New York sarà forse un nero (Eric Adams), forse una donna (Kathryn Garcia), forse una donna nera (Maya Wiley) ma non un attempato vigilante dal berretto rosso.