Invece di domandarci quando New York tornerà ad essere quella di prima — probabilmente mai — faremmo meglio a domandarci come sarà New York in futuro. E per capire la sua evoluzione basta guardare indietro e in avanti di pochi mesi. E’ in corso un’operazione senza precedenti per trasformare la Grande Mela in una metropoli che utilizza al meglio gli spazi aperti. Come se New York avesse capito che la lezione di questa pandemia è che le grandi città per continuare a essere un polo d’attrazione cultura e sociale devono privilegiare gli spazi all’aperto. È in questo spirito che per esempio il complesso di teatri conosciuto come Lincoln Center for the Performing Arts si prepara per una trasformazione.
Non famoso al punto di competere con l’Empire State Building e con la Statua della Libertà, il complesso di Lincoln Center è comunque uno degli angoli più riconoscibili di New York. In particolare è stato fotografato milioni di volte quel vasto piazzale che su un lato è aperto verso Broadway e su tre lati è delimitato dagli edifici di altrettanti teatri. A fare da sfondo è sempre il Metropolitan Opera House, il più grande teatro lirico al mondo, riconoscibile anche a distanza per quelle cinque enormi arcate che contraddistinguono la facciata.
Da oltre un anno il palcoscenico del Met è buio. Anche chi non è appassionato di lirica vede nella sua prolungata chiusura un segnale di una New York che non è pronta a ripartire. Il sipario — se non ci saranno ulteriori brutte sorprese — dovrebbe alzarsi per la prima volta il 27 settembre. Ma da qui ad allora passeranno altri cinque mesi. Che cosa fare dunque di Lincoln Center per un periodo ancora così lungo? Solitamente d’estate il grande piazzale diventa un’enorme pista da ballo che ospita elettrizzanti serate al ritmo di swing. Ma quest’anno col Covid ancora nell’aria il programma di “Lincoln Center’s Midsummer Night Swing” è stato annullato. Un’idea alternativa è venuta a Mimi Lien.
La quarantacinquenne scenografa — una delle più apprezzate d’America — ha proposto una sua visione del grande piazzale di Lincoln Center e l’idea è stata accolta con entusiasmo. A partire dal prossimo 10 maggio fino alla fine di settembre il Josie Robertson Plaza (mai saputo che si chiamasse così) sarà trasformato in un grande prato coperto di erba artificiale. Dalle 9 del mattino fino a mezzanotte sarà aperto a chiunque di utilizzarlo come se fosse una soffice e invitante distesa verde a Central Park. Si chiamerà giustappunto THE GREEN, e non sarà semplicemente un finto prato verde piatto con nel mezzo una grande fontana. Ci saranno salite, discese, rampe, e sedili rialzati per invitare i newyorkesi a sdraiarsi a prendere il sole, fare un picnic o semplicemente rilassarsi.

“Spero che le superfici curve daranno la sensazione di abbracciare il pubblico pur senza sacrificare l’ampiezza del piazzale che ho reimmaginato come luogo di infrastruttura sociale, una sorta di piazza pubblica centrale”, dice la Lien spiegando che THE GREEN è fatto di un materiale biosintetico SYNLawn derivato dalla soia che non richiede alcuna manutenzione.
Tutto il complesso di Lincoln Center, compreso il piazzale, è spazio privato che non appartiene al comune di New York. Ma in questa insolita estate newyorkese il Josie Robinson Plaza si trasformerà in spazio pubblico con una serie di iniziative culturali che rientrano in un programma di dieci performances all’aperto. L’intero programma di Restart Stages (rilanciare i palcoscenici) non è ancora stato reso noto ma una delle iniziative vede coinvolta la biblioteca di Lincoln Center che è specializzata in collezioni di libri dedicate alle arti dello spettacolo.

Anche il parco dietro alla Biblioteca Pubblica Centrale diventerà luogo di spettacolo nei mesi estivi. Bryant Park ospiterà venticinque programmi culturali all’aperto con la partecipazione dell’Orchestra sinfonica di New York, il Classical Theater of Harlem, la Compagnia di danza di Payl Taylor e la New York City Opera.
Basta con programmi artistici e culturali virtuali. Il pubblico non ne può più di stare seduto davanti al computer per vedere da casa una performances “dal vivo”. New York — dove teatro, musica e danza sono settori trainanti — rilancia così le performance all’aperto con partecipazione di persona, pur osservando distanze sociali e uso di maschere.

Questa iniziative si inseriscono nel programma chiamato OpenStreets, strade aperte. Questo programma, sponsorizzato dal Comune, ha designato quattro strade nel quartiere della Upper West Side per performance se manifestazioni culturali. Saranno chiuse al traffico di auto e aperte esclusivamente al traffico pedonale, incoraggiando così i residenti a uscire di casa per partecipare in proposte culturali.
Ci sono comunque buone notizie anche per coloro a New York che seguono poco gli spettacoli artistici e culturali pur essendo interessati all’utilizzo di spazi aperti. Il Comune si è impegnato a investire 60 milioni di dollari entro il 2024 per espandere in tutti e cinque i distretti di New York la cosiddetta Greenbelt, cioè la rete di piste ciclabili. Scopo ultimo non è solamente di arrivare a seicento chilometri di piste riservate esclusivamente alle biciclette, ma anche di creare una vera e propria rete di piste ininterrotte e interconnesse.

Durante la pandemia migliaia di newyorkesi hanno adottato la bicicletta come mezzo di trasporto preferito. A disagio nei confini della metropolitana o all’interno di un taxi molta gente sceglie ora di spostarsi su due ruote, tanto che ora New York ha lanciato un programma sperimentale di e-bike sharing. Le biciclette elettriche potranno essere noleggiate attraverso tre società — Bird, Lime e VeoRide piu che stanno mettendo a punto tariffe e sistemi di sicurezza nei parcheggi per e-bike.
New York non tornerà più a essere quella che era prima del marzo 2020. Ma una cosa non è cambiata: la Grande Mela continua a essere la città al mondo che più investe su sé stessa in un continuo a reinventarsi.