E se da questa pandemia ne venisse fuori qualcosa di buono? Forse New York aveva bisogno di una crisi come quella provocata dal Covid-19 per ripensare certi aspetti del suo tessuto urbano.
Incominciamo dalle aree di parcheggio. Migliaia di posti-auto lungo i marciapiedi sono scomparsi per fare spazio a ristoranti che possono solamente servire all’aperto. La cosa ha mandato su tutte le furie proprietari di vetture che fanno ora più fatica a trovare parcheggio. Ma in compenso New York ha introdotto alla grande il cosiddetto “dining al fresco”. Prima del coronavirus erano pochi, pochissimi i ristoranti con zona-giardino sul marciapiedi. C’erano regole severissime da rispettare e ottenere la licenza era fra il difficile e l’impossibile. Con la pandemia prima erano state introdotte licenze temporanee per il servizio all’aperto, ma a mano a mano che la situazione dei contagi rimaneva grave il Comune ha deciso di trasformare le licenze da temporanee a permanenti. New York dunque è diventata più simile a città come Roma e Parigi dove è normale consumare un pasto o un drink all’aperto. Sono circa 11mila i ristoranti che ora servono all’aperto.

Andiamo avanti con i negozi. Vista la densità demografica di New York per molti negozi in piena pandemia era impossibile lasciare che i clienti entrassero contemporaneamente stipando lo spazio interno. Ecco allora che molti negozi hanno ottenuto il permesso di portare sul marciapiede parte della loro mercanzia creando allo stesso tempo una sorta di area d’attesa per i clienti che aspettano di entrare. Mi viene in mente per esempio un salone di bellezza per cani vicino a casa mia. Ha montato sul marciapiede una grande tenda sotto alla quale ci sono sedie per i clienti con cani che attendono il loro turno. L’autorizzazione del Comune ad estendere sul marciapiede alcune attività commerciali sta avendo grande successo soprattutto con i piccoli proprietari di negozi che non sono parte di catene del commercio. Persone come Ann Catrell, padrona di un emporio chiamato Annie’s Blue Ribbon General Store, sostiene di essere riuscita a creare un legame più stretto con la clientela grazie al fatto che l’attività avviene in modo spontaneo lungo il marciapiede.
E avanti col piacere del camminare. A partire dalla scorsa estate ci sono isolati interi che sono stati chiusi al traffico per permettere alla gente di passeggiare senza timore di essere stipati lungo i marciapiedi. Ora si può camminare in mezzo alla strada come se fosse un vialetto dentro a un parco. L’ho sperimentato di persona lungo West End Avenue, un viale nel quartiere della Upper West Side dove abito io: dieci isolati sono stati chiusi al traffico automobilistico e aperti invece al traffico pedonale.
Continuiamo con le palestre. Chiuse per mesi e mesi, hanno poi potuto riaprire con affluenza ridotta e solamente su appuntamento. Personalmente andavo da Equinox, una catena di “gym” che aveva chiuso a metà marzo e aveva riaperto mesi dopo con l’autorizzazione ad accogliere solamente un terzo dei clienti. Il risultato è che molti newyorkesi hanno rinunciato alla palestra scegliendo invece di fare esercizio all’aperto. Si osserva così un’esplosione di trainer che offrono i loro servizi nei parchi e ovunque ci sia modo di mettere per terra un materassino per la ginnastica. Nick Velkov, per esempio, ha lanciato Yoga Agora all’aperto nel quartiere di Astoria Park, in Queens. Sono lezioni di yoga che si tengono letteralmente in mezzo alla strada lungo un isolato chiuso al traffico. Sempre in Queens è stato lanciato Salsa Queens, con aficionados di salsa che imparano questo ballo all’aperto facendo uso di auricolari individuali per non disturbare con musica a tutto volume.

Proseguiamo con le piste ciclabili. Già prima della pandemia New York aveva incominciato a venire incontro al desiderio di molti newyorkesi di spostarsi su due ruote. Con il coronavirus il trend è esploso. Non soltanto è un modo salutare per muoversi, ma è anche più economico (con il bike share) e meno inquinante. Molti abitanti di New York preferiscono la bicicletta soprattutto perché non si fidano dei mezzi pubblici: troppa gente a distanza eccessivamente ravvicinata. Per rispondere a questa esigenza, il sindaco ha espanso la rete di piste ciclabili. Nel 2020 sono state aggiunte 28,6 miglia, pari a quasi 45 chilometri. Complessivamente ci sono ora a New York 250 chilometri di piste protette esclusivamente per ciclisti. Altri 120 chilometri sono previsti entro la fine del 2021.
Parliamo poi del traffico. New York mezza deserta con la maggior parte della popolazione in smart working significa che il traffico si è ridotto sensibilmente. Significa che anche l’inquinamento acustico è diminuito, senza più fiumi di auto giorno e notte che intasavano le strade. Pre-Covid si era arrivati alla saturazione. A peggiorare le cose erano i taxi privati che facevano parte della flotta Uber o Lyft e che erano andati ad aggiungersi ai leggendari yellow cabs. Ce n’era una tale richiesta di auto private con autista che si era arrivati a ingorghi ventiquattr’ore su ventiquattro.
Queste e altre iniziative rientrano in un programma di utilizzo della spazio urbano che il sindaco Bill de Blasio ha ribattezzato Open Streets, Open Restaurants and Open Storefronts. Mentre cinema, teatri, istituzioni culturali, discoteche, club rimangono chiusi almeno le strade e i marciapiedi sono più aperti di prima. Un trend incoraggiante mentre stiamo per lasciarci alle spalle un anno durante il quale di cose incoraggianti ne abbiamo viste ben poche.