Il tramonto colora il nostro cammino sulla 5th Avenue quando, a un certo punto, scorgiamo da lontano il meraviglioso Flat Iron, uno dei più antichi edifici della città.

È il 1902 e il Flat Iron è il più alto palazzo di New York City. Tutti in città ne parlano scommettendo su quanto rimarrà in piedi con quella bizzarra forma e le forti correnti d’aria.
Tornando nel 2018, è ancora lì, all’incrocio tra la 23a strada, Broadway e la 5th Avenue.
Diverso dai classici edifici americani, un po’ una via di mezzo tra un classico grattacielo e una palazzo d’epoca.
Ogni volta che osservo New York dall’alto è proprio lui la mia bussola.
Il Flat Iron è il primo che distinguo, infatti più sei in alto e più ne apprezzi l’inconfondibile forma a ferro da stiro.
Ed eccolo volgere lo sguardo sul grazioso Madison Square Park, conosciuto anche come il parco con gli scoiattoli più socievoli di New York. Basta stendere la mano e facilmente verranno e sbirciare, col loro musetto curioso, alla ricerca di cibo.

Il canto degli uccellini, bellissime sculture ci circondano, un’adorabile chioschetto dà una magica atmosfera fatta di luci e musica, alla cui destra coppie si esibiscono in danze per intime gare di ballo.
Continuando la nostra passeggiata, all’altezza della 17th e 16th street ci ritroviamo su Union Square. Prendiamoci un attimo per riposarci.
Seduti sugli scalini, poco lontani dai giocatori di scacchi, potremo assistere a gare di rapper in cerchio, alle esibizioni di ballerini che si allenano e a divertenti spettacoli di magia mentre dei ragazzi ci sfrecciano davanti con lo skateboard.

D’un tratto tutto svanisce e ci troviamo in mezzo al raduno pubblico più numeroso del Nord America.
È l’inizio della Guerra di Secessione americana del 1961.
Ora però è passata una decade e cominciano a comparire i primi teatri tutt’attorno a noi.
Siamo al “The Rialto”, nome ispirato al quartiere di Venezia.
Appena superato Union Square ecco sulla sinistra The New School: libertà accademica, investigazione intellettuale, casa di pensatori progressisti.
Sembra ancora di sentire Hannah Arendt che, con passo svelto, si dirige in classe per insegnare quelle che saranno le teorie che la renderanno la più influente filosofa del XX secolo, siamo negli anni settanta.

Continuando la nostra passeggiata tra le bellissime abitazioni di downtown Manhattan, giungiamo alla fine della 5th Avenue sul Washington Square Park: meraviglioso parco nel Green village dominato dal maestoso Washington Square Arch e dalla fontana circolare.
La statua del presidente Washington si trova proprio in questo posto, realizzata da A. Stirling Calder (padre del famoso artista delle sculture “dinamiche”, Alexander Calder).
Attorniato da alberi, popolato da artisti e studenti, troverete spesso esibizioni di musicisti, poeti e artisti di strada proveniente da tutto il mondo che contribuiscono a rendere questo posto particolare.
Un grazioso parco giochi per bambini sul lato, all’angolo The New York University e tutt’attorno locali jazz e comedy show.
Ex cimitero scozzese presbiteriano; magari dei cacciatori di fantasmi, controllando la piazza questa notte, potrebbero trovare alcuni spiriti vagare in giro per il parco.
Ci voltiamo verso l’arco giusto in tempo per scorgere il dadaista Marcel Duchamp e il pittore John Sloan intrufolarsi nell’arco, salendo in cima dalle scale interne. Cucinano cibo, accendono lanterne giapponesi, sparano, lanciano palloncini per dichiarare la repubblica indipendente della Nuova Boemia. È il 1917.

New York, città caotica dal ritmo frenetico, ma ci sono luoghi e momenti in cui per secondi il tempo si ferma e tutto si trasforma.
Passeggiando volgiamo lo sguardo a destra, poi a sinistra, ma forse invece di guardare nello spazio, stiamo in realtà guardando nel tempo.
La 5th avenue è la strada più conosciuta al mondo, milioni di persone la calpestano ogni giorno, ma dovete attraversarla, perdervi nei vostri passi, per sentire, per scoprire quella sensazione che rimarrà solo vostra.
Una volta un mio caro amico mi disse che la cosa che più gli piaceva di questa città era che ogni persona che vi ha vissuto o vi è passato ne ha la propria versione. Come un sigillo di qualità di un prodotto personalizzato, come quando si fa un viaggio e tornando si ha la voglia di condividerlo con gli amici, ma si sa che non sarà lo stesso, che non la capiranno quell’esperienza che è solo vostra.
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