C'è chi parla di un "gigantesco passo in avanti". E chi, invece, di "una colossale presa in giro". Quel che è certo è che, dal vertice straordinario dei leaders dell'Unione Europea sul tema dell'immigrazione, sollecitato dall'Italia all'indomani del naufragio di domenica scorsa, non è uscito granché.
Di concreto c'è solo l'aumento di risorse sul fronte delle operazioni di pattuglaimento in mare (Triton e Poseidon), nessun passo avanti, invece, sui temi più caldi, come l'accoglienza condivisa e la ripartizione dei migranti. Anche la strategia contro gli scafisti, con l'ipotesi dell'affondamento dei barconi, resta in sospeso.
Per Triton, dunque, la missione gestita dall'Agenzia Frontex, l'Europa spenderà tre volte tanto di quanto faccia ora: nove milioni di euro al mese al posto degli attuali tre. Tradotto: 28 Paesi spenderanno la stessa cifra che spendeva l'Italia da sola con Mare Nostrum, che costava, appunto, nove milioni di euro al mese. Non solo: la missione di Triton rimane il pattugliamento delle coste entro le 30 miglia italiane. Niente di paragonabile alle missioni di salvataggio di Mare Nostrum che arrivava pure in acque libiche.
Per il resto, tutto come prima. I Paesi europei, come accennato, non hanno mostrato nessuna disponibilità sul tema della ripartizione dei migranti che sbarcano in Italia. Dovranno continuare ad essere assistiti lì dove arrivano. Tra l'altro, le regole europee in materia di accoglienza di migranti e fuggiaschi, sono ferme al Trattato di Dublino, secondo cui se il Paese in cui arrivano i migranti vuole concedere accoglienza, deve farlo sul proprio territorio.
E questi punti non sono stati neanche messi in discussione. David Cameron, premier britannico, ad esempio, lo ha detto chiaramente che di accogliere i migranti non se ne parla proprio:
"La Gran Bretagna darà il suo contributo sia dal punto di vista del budget, sia sul piano dei mezzi, fornendo ad esempio navi ed elicotteri, ma il contributo britannico è subordinato alle giuste condizioni, ovvero che le persone salvate siano portate nei Paesi sicuri più vicini, come l’Italia e che non chiedano asilo nel Regno Unito".
Dagli altri, più o meno ufficialmente, lo stesso ragionamento.
Anche la strategia di guerra agli scafisti resta tutta da delineare. Entro giugno la Commissione europea dovrebbe, secondo gli annunci, definire una road map per affrontare l'emergenza immigrazione nella sua interezza.

Le rotte dei migranti
Alla luce di questi risultati, suonano un po' esagerate le dichiarazioni del Governo italiano che, per bocca del primo ministro, Matteo Renzi, ha parlato "di un passo gigantesco da parte dell'Europa".
"Per la prima volta – ha dichiarato Renzi- un approccio strategico e sistematico, con punti concreti che saranno verificati già a giugno".
Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, è un po' più diplomatico: "Per la prima volta si apre un varco all'accoglienza diffusa". Specificando, però, che la strada, sul tema centrale, è in salita: "Fin quando sarò ministro dell'Interno mi battero per creare un sistema di asilo europeo e per ottenere un'equa ripartizione dei profughi in tutti i Paesi: oggi sui 28 Paesi dell'Ue, a farsi carico del problema sono soltanto in cinque".
Di tutt'altro tenore i commenti dell'opposizione. Per Matteo Salvini, leader della Lega Nord, il vertice è stato "una presa in giro dell'Ue a Renzi".
Il Movimento 5 Stelle ha definito l'approccio Ue "una pacca sulla spalla all'Italia e un sostanziale rinvio che grida tutta l'ipocrisia dell'indifferenza europea e di un Governo, quello italiano, che preferisce il marketing ai risultati concreti".
Per Laura Ravetto, deputata di Forza Italia e Presidente del Comitato Schengen, "alla condivisione delle responsabilità a livello europeo si è preferita la monetizzazione del problema".
Una bocciatura è arrivata anche dalla Cei, Conferenza Episcopale italiana, e dai Medici per i Diritti Umani (Medu), mentre l'Onu, con l'Unhcr (Alto Commissariato per i rifugiati) vede il bicchiere mezzo pieno, anche se ribadisce la necessità di un sistema d'accoglienza condiviso.
"Dal vertice europeo di ieri esce l'Europa dei nazionalismi. E' rimandata la costruzione dell'Europa sociale e solidale" ha commentato monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale di Migrantes, Fondazione della Cei. E, poi, ha aggiunto:
"L'Europa ha scelto di investire le stesse risorse che l'Italia aveva da sola garantito a Mare nostrum in Frontex, per controllare le frontiere del Mediterraneo, per controllare le coste del Nord Africa, ma non si è impegnata in un rafforzamento del piano di accoglienza dei rifugiati in tutti i Paesi europei".

Le aree di azione di Triton e di Mare Nostrum
Per Medu, si tratta solo di "una foglia di fico per nascondere, neanche troppo bene, un ennesimo e sostanziale fallimento". Per l'organizzazione umanitaria, "il rafforzamento di Triton è insufficiente e non eviterà ulteriori stragi in mare poiche' l'operazione non diventera' un missione di ricerca e salvataggio, come lo era Mare Nostrum, ma resterà un'operazione di controllo delle frontiere entro le 30 miglia dalle coste italiane".
L'Unhcr ha parlato invece di "un importante primo passo verso una azione collettiva dell'Europa" e ha ricordato che la priorità restano il salvataggio delle vite dei migranti e facilitare l'accesso in Europa ai richiedenti asilo attraverso canali legali.
Ma si è soffermata anche sulla problematica del sistema di accoglienza: "Sarà un successo se assisteremo ad una riduzione nel numero di vittime, all'accesso effettivo alle protezioni europee senza dover attraversare il Mediterraneo e se entrerà in funzione un efficace sistema comunque europeo d'asilo (Ceas), che autenticamente sia all'altezza degli impegni di solidarietà e responsabilità condivisi".
Insomma, al di là della 'mancia' a Triton, tutto resta come prima. Vedremo se, davvero, il vertice di ieri sarà stato un primo passo verso una politica dell'immigrazione condivisa, o se si tratta soltanto di una mezza farsa per rispondere all'indignazione che l'ultimo naufragio ha suscitato.
Non stupiscono le parole del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che oggi, pur evitando di riferirsi direttamente al vertice, è tornato ad invocare un impegno più serio:
"L'Europa deve rendersi consapevole della propria responsabilità storica e deve essere artefice di un'iniziativa politica nuova verso i Paesi dell'Africa e del Medioriente. Bisogna unire impegno nel soccorso umanitario con in una inflessibile lotta contro i trafficanti di esseri umani e contro il terrorismo".