A prima vista, sembrava la solita festa del baseball. Le stelle della MLB in campo, le panchine gremite, l’inno americano, le telecamere. Ma all’All-Star Game 2025, sul diamante di Atlanta, si è giocata anche un’altra partita: quella tra tradizione e tecnologia.
Per la prima volta, la Major League Baseball ha utilizzato il sistema ABS — Automated Balls and Strikes — un sistema elettronico che può correggere, su richiesta, le decisioni dell’arbitro sul lancio. Non è un robot che arbitra, ma un meccanismo di controllo: ogni squadra ha due possibilità per chiedere il controllo di una chiamata dubbia.
Il battitore, il ricevitore o il lanciatore possono fare richiesta subito dopo il lancio, con un gesto visibile. Il gioco si ferma, e un sistema di sensori verifica se la palla è passata dentro o fuori la zona di strike. Se il sistema dà ragione al giocatore, la squadra mantiene la possibilità di contestare. Se invece conferma l’arbitro, il tentativo viene perso.
Il sistema è stato testato in primavera e ha dato risultati interessanti: i battitori hanno avuto ragione nel 50% dei casi, i ricevitori nel 56%, i lanciatori — meno obiettivi — nel 41%. Ma più che i numeri, colpisce l’approccio: per la prima volta, l’arbitro non è l’unico giudice.
La novità più radicale, però, è un’altra: la zona valida per i lanci non è più uguale per tutti. Viene calcolata in base all’altezza del battitore. Il limite superiore è fissato al 53,5% della sua statura, quello inferiore al 27%. Una modifica che sembra ovvia — nessuno crede che un gigante e un atleta minuto debbano confrontarsi con lo stesso spazio — ma che rompe con una lunga tradizione.
La reazione del mondo del baseball è stata mista. I giocatori più esperti temono di perdere quel margine di ambiguità su cui hanno costruito carriere. I più giovani, cresciuti in un’epoca dominata dai dati, sono più aperti al cambiamento. E anche tra i tifosi c’è chi apprezza la precisione, e chi preferisce restare fedeli all’imperfezione dell’occhio umano.
Non è solo una questione tecnica. Il baseball, più di qualsiasi altro sport americano, è una metafora culturale. E questo esperimento parla del nostro tempo: il bisogno di certezze, la fiducia negli algoritmi, il rifiuto dell’errore.
Per ora si tratta di una prova. Dopo anni di test nelle serie minori, e l’esperimento durante lo spring training, l’All-Star Game è stato il primo banco di prova ufficiale. La lega non ha ancora annunciato se e quando il sistema verrà introdotto durante la stagione regolare. Ma il processo è partito.
E ora il baseball deve scegliere se continuare a vivere di intuizioni e interpretazioni — con tutto il margine d’errore che comportano — o affidarsi definitivamente al verdetto di una macchina.