Sua Maestà Sinner. The King. Leggenda. Sinner fa la Storia. Il re di Wimbledon. Il re del mondo. Il principe d’Inghilterra. Royal Sinner. Il sogno dei sogni. God save Sinner. L’erba di Sinner è quella più verde. Dolcissima vendetta. Gioco, partita, Sinner.
E poi c’è la stampa estera: Sinner destrona a Alcaraz (Mundo Deportivo), Sinner se puso imposible (AS), Sinner tient sa revanche (L’Équipe), Sinner se impone a Alcaraz (La Vanguardia), Alcaraz destronado en Londres (Sport). Ruthless Sinner (lo spietato), titola il Times, mentre il quotidiano spagnolo Marca è già nel futuro con un profetico Continuarà, alludendo alle prossime puntate della rivalità infinita tra i due ragazzi prodigio.
Generalisti e no, tutti i giornali dedicano grande spazio in prima pagina alla finalissima dei Championships. E del resto dal 1877 mai nessun italiano (o italiana) aveva alzato la Coppa sul centre court più importante che c’è: un’attesa durata 138 anni. Le analisi sociologiche anatomizzano il fenomeno sportivo e soprattutto quel che si porta dietro, perché Sinner non è solo uno che vince. Quel che colpisce è il come: come vince. La sua maniera, il suo stile. Mai fuori schema. Unica licenza, imposta peraltro dal protocollo, il ballo dei campioni con Iga Swiatek alla serata di gala nell’All England Club: le foto chic postate sul web parlano da sole. Se permettete però parliamo di tennis, è lui a pretenderlo. “Una partita è una partita, la vita vera è altro”, recita il suo mantra. E allora guardiamo la classifica e anticipiamo quel che succederà. “Un po’ di riposo prima della partenza per l’America”, ha spiegato Jannik alla principessa Kate. Il malloppo accumulato a Wimbledon lo mette al riparo, almeno per il momento, da brutte sorprese.
Sinner inizia oggi la settimana 58 al vertice (raggiunto Jim Courier), scenario che esclude un imminente sorpasso di Alcaraz. Per il gioco degli scarti – ogni settimana si elimina il risultato di dodici mesi prima e subentra l’ultimo in ordine di tempo – Jannik è salito a quota 12.030 punti (il suo score migliore di sempre) mentre il rivale è sceso a 8.600 perché una finale non vale quanto la vittoria. Il vantaggio è considerevole: 3.430 punti sono tanti, però non tantissimi. Nel 2024 l’azzurro ha fatto sfracelli sul cemento americano e asiatico. Così dovrà difendere 6.030 punti fino a novembre, contro i 1.060 di Alcaraz, paradossalmente favorito nella rincorsa dal mezzo flop della scorsa stagione. Una breve sosta attiva e poi, ad agosto, la sfida riprenderà nei Masters 1000 di Canada e Usa: fra Montreal e Cincinnati, la Volpe Rossa deve proteggere un patrimonio di 1.200 punti guadagnati con i quarti a Toronto e il successo in Ohio, contro i 30 di Carlitos. Aspettando la resa dei conti a New York, dal 24 agosto al 7 settembre: Sinner è il detentore del titolo.

Nel dopo match è saltata fuori una novità importante, annunciata con il sorriso proprio da Wonder Boy. Riguarda la presenza di Cahill nello staff. Il coach australiano aveva ufficializzato l’addio a fine stagione, ma Jan ha svelato una scommessa fatta prima della finale: “Gli ho detto che se avessi vinto Wimbledon avrei potuto decidere io se resterà o meno. Quindi adesso la scelta è mia. Ho sempre cercato una persona onesta, che mi dia tanto in campo e fuori. Lui su questo è bravissimo. Vorrei averlo ancora con me perché le cose stanno andando bene. Ci sarà l’occasione di parlarne a fondo, il calendario propone ancora molti tornei”. L’impressione è che Darren accetterà un incarico part time, seguendo soltanto gli appuntamenti principali e lasciando il grosso a Simone Vagnozzi, che si accollerà le fasi preparatorie sul campo.
Soluzione che può piacere a entrambi, a giudicare dalle dichiarazioni solenni post match. “Dire che sono soddisfatto sarebbe un eufemismo. Tre anni fa, quando sono arrivato qui e abbiamo iniziato, ero certo che Jan avesse un buon gioco sull’erba per come serve e come si muove. Però non aveva mai vinto una partita: pian piano si è convinto d’essere adatto, il merito è tutto suo”, sono state le parole di Cahill. Vagnozzi ha aggiunto che “questa è stata la vittoria più bella insieme. Dopo Parigi è stata dura, sono orgoglioso di lui. Gli abbiamo chiesto d’essere coraggioso ed è quel che ha fatto nei momenti importanti”. Poi ha concluso: “Fra una settimana si ricomincia, Jannik ha sempre fame”. È un predestinato, predestinato al lavoro: stargli dietro è la partita più difficile.