Quando un uomo con il cannone incontra un uomo con il goniometro, l’uomo con il cannone perde la partita. E’ la sintesi brutale della vittoria convincente di Sinner, che sul court numero uno di Wimbledon ha strapazzato Shelton oltre quel che dice il punteggio: 7-6, 6-4, 6-4 e tanti saluti, ci si vede l’anno prossimo. Per il ragazzo meraviglia è la settima semifinale Slam, la quarta consecutiva, la seconda a Londra: come te non c’è nessuno, almeno fra gli italiani. Affronterà venerdì il sette volte campione di Church Road, l’immortale Djoker, 38 e non accorgersene. Eppure c’erano tante perplessità da dissipare nelle pieghe del corpo a corpo con il giovanottone di Atlanta. A partire dalla finale del Roland Garros, smarrita dalla Volpe Rossa dietro tre match point non trasformati. Quindi la sconfitta per mano di Bublik sull’erba di Halle. Poi l’addio al preparatore atletico e al fisioterapista proprio alla vigilia dei Championships, una scelta che ha dimezzato la squadra. Fino alla contusione al gomito di lunedì, effetto della scivolata nella sfida con Dimitrov chiusa dal finale a sorpresa: il ritiro del bulgaro quando Jannik era a un passo dal precipizio.
Malgrado il manicotto elastico a protezione del braccio destro, l’azzurro ha dimostrato per l’ennesima volta d’essere un campionissimo. Forte anche della conoscenza di un avversario scomodo, ma con punti deboli su cui ha inciso il bisturi. I due sono l’alfa e l’omega. Ben ha un tennis istintivo, impermeabile agli schemi; Jan è un ragionatore, ogni colpo è una mossa di scacchi. All’americano piace fare a cazzotti come nei saloon del Far West, l’italiano costruisce il suo disegno alla maniera degli architetti del Rinascimento. Uno è un peso massimo, l’altro è un peso medio con 11 chili in meno. E poi c’è sempre la benedetta qualità a fare la differenza. Per questi motivi non stupisce che il magrolino, così simile a Semola ne La spada nella roccia, l’abbia spuntata ancora sul rivale tutto bicipiti e deltoidi. Per la sesta volte su sette confronti diretti: non è un caso.

Sinner ha iniziato martellando, alzando subito la voce al servizio. Il suo rendimento nei turni di battuta è stato straordinario: 24 punti su 25 nel primo set, pur servendo a una velocità inferiore a quella del bomber costantemente sopra i 220 chilometri orari. E’ quella l’arma letale di Shelton: il suo caricamento è una catapulta medievale, usata per abbattere le mura del castello. Ciò nonostante non ci sono state palle break, e Jan ha sempre avuto il comando delle operazioni. Supremazia testimoniata da tre acuti messi in fila sul 3-3: un riflesso prodigioso e un ricamo sotto rete, uno smash in acrobazia, il tracciante di dritto seguito da un rovescio passante lungolinea. Di solito in questi frangenti accade che al tiebreak prevalga il giocatore che ha fatto meno. Invece Shelton, issatosi sul 2-0, non ha più visto palla: sette punti consecutivi, Pel di Carota ha messo in cassaforte un 7-6 gonfio di buone sensazioni.
Intendiamoci, non è stata una discesa. Tutt’altro. Il fenomeno ha dovuto cancellare due pericolose palle break subito in apertura di seconda frazione, scansando il rischio di rincorrere. E per arrivare a un’occasione concreta ha aspettato l’ottavo game, senza peraltro strappare il servizio a Shelton. A forza di spingere Jannik ha però trovato la fessura giusta, rimontando dal 30-0 per l’americano: grande difesa, winner supersonico, dritto in accelerazione e finalmente è arrivato il 6-4 che sarebbe stato decisivo.
Il terzo set è filato quasi in fotocopia, sull’onda dell’equilibrio rotto solo dalle ripetute fiondate dell’altoatesino. Che è salito 5-4 con un rovescio passante alla Sinner – non c’è altro modo per descrivere quel capolavoro balistico. Shelton era all’angolo: ha annullato due match point con il solito servizio-monstre, poi un doppio fallo e un rovescio tagliato atterrato oltre la linea di fondo: 6-4. Fine dei giochi. “E’ stata un’ottima performance contro un grande servitore”, ha chiosato Wonder Boy. E poi: “Il gomito è migliorato e di solito quando sei in partita senti meno il dolore”. Appuntamento fra due giorni, semifinale tra il numero del mondo e il numero uno di sempre: Novak Djokovic.