Facile facile, anche troppo. Sinner strapazza Pedro Martinez 6-1, 6-3, 6-1 concedendo briciole all’avversario e approda in scioltezza agli ottavi di finale: lunedì troverà il bulgaro Dimitrov, delizioso stilista dal rovescio a una mano che ha fatto fuori l’austriaco Ofner. L’asticella si alza. Sarà quello il momento di lustrare l’artiglieria in prospettiva della fase calda: la prossima settimana delimita lo stop agli esperimenti, tutto dovrà essere perfetto e pianificato. Anche stavolta Jannik comunque è piaciuto, al di là del punteggio che parla da solo. Rispetto al match con Vukic s’è permesso qualche minuscolo passaggio a vuoto, però la statistica è eloquente: nessun break concesso (finora una costante del suo percorso), servizio impeccabile (11 ace a referto con la prima, una seconda con cui porta a casa notevoli dividendi) e 16 punti conquistati su 22 discese a rete. Tutto condito da schemi tratti dal manuale del provetto giocatore su erba, a cominciare dalla combinazione palla corta e lob che richiama tanto il repertorio del suo nemico principale: Carlitos Alcaraz. Segno che c’è sempre da imparare dai migliori, anche se sei tu il numero uno del mondo.
Ma l’Italtennis non è solo Sinner. Nel sabato tricolore di Londra, la squadra cala un tris da favola agli ottavi. Flavio Cobolli ha travolto 6-2, 6-4, 6-2 il favorito Jakub Mensik, diciannovenne ceco che a primavera aveva vinto il Master 1000 a Miami superando nientemeno che il Djokovic. Il romano ormai è una realtà, altamente competitivo sulla terra rossa dov’è nato, sul cemento e adesso anche sui prati. Lo aspetta il croato Marin Cilic, riemerso dopo una lunga e difficile convalescenza, campione undici anni fa agli US Open. Non basta. A capo di un match terribile, durato cinque set e cinque ore, Lorenzo Sonego ha eliminato l’americano testa di serie Brandon Nakashima. Lo score finale racconta una battaglia infinita, farcita da un colpo di scena dietro l’altro: 6-7, 7-6, 7-6, 3-6, 7-6. C’è voluto il supertiebreak da dieci punti per spezzare l’equilibrio. Sempre all’attacco, guerriero coraggioso, Sonny l’ha spuntata meritatamente esaltando la torcida con le magliette granata del Toro, la squadra del cuore. Prossimo turno da non perdere: incrocia Ben Shelton.

Nel frattempo sul centrale di Wimbledon, nel giorno della festa che radunava nel box reale alcuni tra gli olimpionici più amati del Regno Unito – “è un onore essere qui davanti a voi, leggende dello sport” –, il golden boy altoatesino è scivolato via leggero senza quasi incontrare resistenza. Va detto subito che Martinez era in condizioni menomate, come riconosciuto alla fine dallo stesso Sinner che l’ha elogiato per essere sceso lo stesso in campo. Martinez è un buon giocatore, numero 52 del ranking, che nasce terraiolo ma s’è adattato alle superfici veloci grazie a doti innegabili: è intelligente, completo nei colpi, mobile e ben organizzato. Con un unico grande handicap, cioè la mancanza di punch. Una lacuna ancor più evidente oggi, limitato com’era da un infortunio alla spalla destra che l’ha costretto a battere a una velocità (è un eufemismo) femminile – per dire, una bombardiera come Sabalenka l’avrebbe senz’altro surclassato.
La differenza di miglia orarie nella sfida ha paradossalmente creato qualche imbarazzo alla Volpe Rossa, incerto nel trovare la posizione ideale in risposta. La memoria dei vecchi guardoni è tornata al tennis glorioso di Beppe Merlo, due volte vice campione al Foro Italico e due volte semifinalista al Roland Garros negli anni Cinquanta: aveva un’impugnatura artigianale, bimane a metà fusto su dritto e rovescio, e un servizietto che i rivali non sapevano come trattare tanto era lento. Superato quel minimo impaccio, il fenomeno ha schiacciato sull’acceleratore ed è arrivato al traguardo sgommando. Districandosi nell’unica curva pericolosa, all’ottavo game del secondo set. Avanti 4-3 e battuta a disposizione, ha offerto quattro palle break al povero Pedro che non è riuscito a sfruttare l’occasione, complice il gioiello assoluto di Jan: una volée di rovescio passante giocata da tre quarti di campo, nella terra di nessuno. Bellezza doppiata nel set point trasformato con un’altra gemma: il dritto diagonale in contropiede che ha trafitto Martinez a rete.

Insomma il ragazzo meraviglia va veloce. Ha tagliato corto anche la rituale intervista post partita, spiegando di voler scappare a godersi in tivù le qualifiche della formula uno a Silverstone. “No, non andrò a vedere il Gran Premio sul circuito, devo allenarmi”, ha precisato. Aggiungendo però che avrebbe programmato il training prima e dopo la corsa: è da questi particolari che si giudica un giocatore.