Uno sì, uno no. Nel perfido Mercante in Fiera di Wimbledon, l’Italia perde la carta pesante Musetti ma conserva l’asso di briscola Sinner. In fondo non è una sorpresa. Lorenzo il Magnifico veniva da quasi un mese di di stop per la lesione all’adduttore, mentre Jannik va a caccia di rivincite per puntellare il suo ruolo di numero uno. Wonder Boy ha avuto vita facile contro Luca Nardi, due anni e 94 posizioni in classifica meno di lui. Ma ha recitato alla perfezione la sua parte di favoritissimo nel debutto londinese, facendosi scivolare addosso le recenti disavventure: la bruciante finale del Roland Garros, l’eliminazione prematura sull’erba di Germania, il sorprendente benservito al preparatore atletico Panichi e al fisioterapista Badio, punti forti dello staff. Ma è proprio nei marosi che il capitano deve tenere i nervi saldi. La Volpe Rossa lo sa, è rimasto dritto sul ponte e ha spento polemiche e curiosità altrui con un avviso ai naviganti: si cambia pagina, punto. E’ un nuovo inizio, rotta su Alcaraz.
L’assaggio dei prati a Church Road è stato più che confortante: 6-4, 6-3, 6-0 lo score, neppure una palla break concessa a Nardi. Dopo qualche game di assestamento, Sinner ha trovato il ritmo giusto senza voler strafare. Anzi, s’è appoggiato al gioco brillante del rivale – ordinato, geometrico, colpi piatti, stilisticamente impeccabile, poche variazioni – per entrare progressivamente in clima partita. Innanzitutto s’è mosso bene: piedi veloci e scivolate in equilibrio stabile come sull’amato cemento, la superficie prediletta. Ottimo il servizio: “Ci abbiamo lavorato tanto dopo Halle”, ha spiegato il fuoriclasse azzurro. E la concentrazione è rimasta alta malgrado la relativa facilità del match. Le premesse dunque sono buone. “Jan ha avuto la migliore settimana d’allenamento su erba di sempre. Si è rigenerato, è fresco fisicamente e mentalmente a posto. Se supererà i primi turni, la strada è aperta”, dice il coach Darren Cahill. C’è da crederli, almeno a giudicare dalla prova odierna.
Gli è bastata una leggera accelerazione sulla dirittura d’arrivo per mettere in cassaforte il primo set 6-4, dopo tre quarti d’ora. Da lì in poi, tutta discesa. La partita è stata in fondo un’attesa di quel che tutti intuivano: prima o poi, Nardi avrebbe lasciato spazio a un avversario troppo più forte. L’unico punto interrogativo riguardava il quando lo sparring partner si sarebbe arreso. Rebus risolto in apertura di seconda frazione. La Volpe Rossa ha alzato in scioltezza il numero di giri per marcare il break che serviva: il 6-3 è stato solo un’inevitabile conseguenza del diverso peso dei due. Oltreché l’anticamera del successivo 6-0, punteggio severo per Luca che non ha affatto sfigurato. Del resto non poteva finire altrimenti, per quanto Jan abbia sottolineato al microfono la difficolta di avere un italiano contro: nei derby disputati finora nel circuito maggiore, l’altoatesino ha vinto 15 volte su 15. Percorso netto.

Il prossimo appuntamento è fissato per giovedì. Lo attende Aleksandar Vukic, uscito dai top 50 e ora 93 del ranking, segni particolari australiano. Che tradotto in soldoni vuol dire: erbivoro. Elemento da non trascurare, vista la ghigliottina che è scesa massiccia sulle teste di serie. Oggi la decapitazione ha investito Zverev e perfino Bublik, il giustiziere di Jannik. Ieri era toccato a Medvedev, Rune, Tsitsipas (e purtroppo Berrettini). Ed è caduto anche un altro eccellente: Lorenzo Musetti, in evidente ritardo di preparazione.
Poco tennis nel braccio e poca velocità nelle gambe per quella coltellata alla coscia rimediata a Parigi, ha provato senza riuscirci a contrastare un tipo da prendere con le pinze, malgrado venisse dalle qualificazioni. Il fatto è che Nikoloz Basilashvili è un bombardiere rischiatutto: spara bordate impressionanti senza mezze misure, a prescindere dal risultato. Il suo è un gioco di percentuali che in certe giornate diventa irresistibile. Oggi appunto era una di quelle.
Per un convalescente alla ricerca di una condizione accettabile, il georgiano è il peggior cliente che potesse capitare. Il Muso ha perso in mezz’ora il primo set 6-2, ha resistito alla tentazione di lasciarsi andare e con tanta fatica s’è rimesso in corsa agguantando 6-4 la seconda frazione. In condizioni normali, avrebbe preso slancio da lì per portare a casa la partita. Gli è mancato invece l’ingrediente chiave: la fiducia. Graziato da un errore marchiano del rivale, ha avuto l’opportunità di fare un break cruciale e l’ha sciupata, perdendo 7-5 il terzo set. Fine della storia. La partita è scivolata via in un amen, con Lorenzo dimesso e lamento. E’ riuscito solo a salvare l’onore, schiacciato da un impietoso 6-1. Poteva fare di più? Probabilmente no. Era impossibile disertare Wimbledon, dove difendeva i punti e il prestigio della semifinale dello scorso anno: ha cercato di improvvisare sperando nel suo enorme talento, non è bastato. Ma la stagione è lunghissima: c’è tempo per rifarsi.