Gli esperti lo avevano abbondantemente previsto. E forse, a dirla tutta, non serviva un genio, per capire che le temperature americane avrebbero reso le partite del Mondiale per Club un inferno. A Pasadena, Los Angeles, il giorno del fatidico errore di Roberto Baggio dal dischetto del rigore nella finale fra Brasile e Italia nel luglio del ’94 c’erano 36 gradi. In ogni caso, è bene surrogare semplici fatti con abbondanza di dati e precisione.
A febbraio di quest’anno era stato pubblicato uno studio che delineava il problema. Condotto da dieci autori provenienti da diverse università britanniche, irlandesi e canadesi, metteva in guardia la Fifa, esortando un cambiamento di orario per le partite, affinché non si giocassero nelle ore più calde. I risultati mostravano che 14 dei 16 stadi adibiti ad ospitare le partite in Canada, Messico e Usa avrebbero potuto superare la soglia critica di 28 gradi e, se si fosse rivelata un’estate più calda del solito, 9 di questi li avrebbero probabilmente superati, in 4 si sarebbero raggiunti i 32 gradi. Temperature folli per giocare a calcio.
Ebbene, pochi mesi dopo, il problema si è materializzato, e il meteo si è rivelato un problema, non solo per le temperature estreme ma anche per i temporali improvvisi. Sabato, la partita fra Benfica e Chelsea è durata ben 4 ore e 39 minuti a causa non solo del caldo e dell’umidità, ma per lo scoppio improvviso di un temporale. Le dichiarazioni del tecnico italiano del Chelsea, Enzo Maresca, si sono rincorse per gravità: “credo sinceramente che sia uno scherzo”, “questo non è calcio, è qualcosa di completamente nuovo che fatico a comprendere”. Ha inoltre sottolineato come sia una totale novità la sospensione delle partite nel calcio, al più, ad esempio nel campionato italiano, viene concesso un breve stop a metà dei due tempi di gioco, il cosiddetto cooling break. “Se si sospendono sette o otto partite, allora probabilmente non è il posto giusto dove organizzare il torneo”, ha aggiunto il tecnico della squadra londinese.
Curioso lo sviluppo della partita. Il calcio di inizio è stato alle 4 PM (ora di New York) e l’interruzione è avvenuta all’85esimo minuto con il Chelsea in vantaggio per 1 a 0 sui rivali portoghesi. Chiusi negli spogliatoi, i giocatori hanno tenuti attivi i muscoli usando le cyclette e facendo esercizi a corpo libero, ma non è bastato ad occupare tutto il tempo, come lamentato da Maresca, e ad evitare che i giocatori si distraessero: telefonate con le famiglie, social media e svaghi. Un abominio per le pretese di concentrazione di un allenatore. Dopo due ore, la partita è ripresa con lo stadio quasi vuoto e il Benfica ha pareggiato con un calcio di rigore assegnato con il Var al 95esimo: supplementari. Nell’extra time l’incontro si è concluso con un secco 4 a 1 per il Chelsea.
Questo è stato il secondo stop più lungo del torneo, per il Benfica era la seconda volta dopo quella di due ore avvenuta nella sfida contro Auckland City. Sesta partita ad essere fermata, altre interruzioni sono state: Palmeiras-Al-Ahly per 40 minuti in New Jersey, Salisburgo-Pachuca per 90 minuti a Cincinnati e Boca Juniors-Auckland City per 50 minuti a Nashville. Un problema che riguarda anche gli allenamenti, sempre Maresca ha lamentato le difficoltà immense di svolgere sessioni a Philadelphia. Le riserve del Borussia Dortmund hanno guardato il primo tempo di una loro partita dagli spogliatoi, per usufruire dell’aria condizionata, una cosa probabilmente mai vista prima. Marcos Llorente, centrocampista dell’Atlético Madrid, ha affermato di aver avvertito dolori ai piedi. Ha poi fatto il giro del web l’immagine dei cani antidroga che, a causa dell’asfalto rovente, sono stati minuti di particolari stivaletti protettivi per le zampe. Luis Enrique, tecnico campione d’Europa con il Paris Saint-Germain, si è aggiunto alle critiche: “questi orari saranno anche comodi per l’audience europea, ma le squadre soffrono e a risentirne è la competizione sportiva”.
“Il caldo altera la regolazione della temperatura corporea, riducendo le funzioni fisiche e cognitive”, aveva ammonito uno degli autori dello studio. Non è bastato, la corsa verso mosse che danneggiano il gioco del calcio continua.