L’ultima è una palla qualunque, un dritto in risposta spedito a metà rete da Krunic. Ma va bene anche così per iniziare la festa tricolore al Roland Garros: Errani e Paolini vincono il loro primo Slam in tandem nel doppio, una perla che ingrossa il palmares recente eppure già molto ricco.
Il duo azzurro ha superato la coppia di fresco conio Danilina-Krunic, che è un castello dei destini incrociati: la prima, Anna, è una russa naturalizzata kazaka; Aleksandra è serba ma vive in Russia. Avevano giocato assieme nel 2022, appena quattro partite e stop. Si sono ritrovate a Parigi, hanno detto: ok, riproviamoci. Il loro percorso nel torneo raccontava di cinque match vinti soffrendo, con l’eliminazione a sorpresa della prima testa di serie Siniakova-Townsed. E così eccole sul Philip Chatrier a caccia del colpo gobbo. Non ci sono riuscite. Anche se un momento di difficoltà di Paolani (oppure Erlini, a scelta) ha trascinato la sfida al terzo set, dove peraltro non c’è stata storia: 6-4, 2-6, 6-1 e via all’abbraccio collettivo, saltando gioiosamente nel box fra i coach e del resto dello staff.
Sarita la professoressa, Jas la molla esplosiva. Una a presidiare la rete, l’altra ad apparecchiare la tavola da fondo campo. Volevano prendersi la rivincita sulla finale persa l’anno scorso, volevano replicare la bellezza dell’oro olimpico 2024 sul centrale in terra battuta più importante al mondo. Il break è arrivato quasi subito, ma istantaneo è stato il controbreak delle rivali, abili ad agganciare il 4-4 con Krunic in versione furetto nel duello con Sara. Molte invece le occasioni smarrite da Errani-Paolini, appannate nelle scelte, finché la toscana ha premuto il bottone giusto con un dritto ciclonico: jolly passante e poi il “Vamos” gridato agitando il pugno. La scossa che serviva per uscire dal pantano. Finalmente cariche, le nostre hanno azzannato la prima frazione, sostenute dall’energia di Paolini che in risposta ha pizzicato per due volte Danilina : 6-4 in un’ora scarsa, la pratica indirizzata secondo pronostico.
E invece no. Nel secondo set Anna e Alek sono uscite rapide dai blocchi: doppio break e corsa di testa, senza che Jas & Sara riuscissero a tamponare l’emorragia. Il 6-2 assolutamente inedito è stato un giusto epilogo, con opzione fondata (e preoccupante) sul finale di partita. Che succede, ragazze? Bisognava tendere il filo e riannodarlo alla semifinale perfetta di venerdì, quando le azzurre avevano spazzato via le russe Andreeva e Shnaider, temute rivali. Si sono guardate negli occhi, ed è bastato quello a cambiare la prospettiva dell’incontro. In un amen sono scappate via fino al 5-0, tappa interlocutoria verso il definitivo 6-1. Game, set, match in una finale dove deciding point e super tiebreak non hanno avuto diritto di cittadinanza. Come si usava una volta, senza badare alle tivù frettolose che richiedono tempi certi.
Il successo ha tanti significati. Sara s’è messa in tasca il suo sesto Slam in doppio, da aggiungere a quelli collezionati con Roberta Vinci. Sistemerà il trofeo accanto al piatto d’argento conquistato due giorni fa assieme ad Andrea Vavassori nel misto. È un incentivo ad andare avanti, dopo aver annunciato l’addio al singolare. “Ho la metà dei tuoi anni, questo mi fa credere che avrò altre possibilità di vincere qui in futuro”, le ha detto con estrema carineria Krunic nel discorso di premiazione. Quanto a Jasmine, ha ringraziato il pubblico esaltando il ruolo della compagna: “Sei la mia ispirazione. Una giocatrice eccezionale e una persona anche migliore”.
La protagonista, evidentemente commossa, ha dedicato al team italo-spagnolo il trofeo: “Il tennis è una disciplina dura e io ho compiuto 38 anni, eppure siete stati capaci di rendere leggera la routine quotidiana degli allenamenti”. Tutti i salmi finiscono in gloria, e la gloria al Roland Garros è tutta azzurra.