Applausi e ancora applausi. Musetti ci ha provato, ha incartato Alcaraz con un nastro di stelle filanti, ha vinto il primo set, è andato sotto due volte nel secondo riprendendolo per i capelli e traghettando l’avversario al tiebreak. Smarrito quello, s’è arreso mentalmente. E fisicamente, come succede spesso. Perché le due metà di un atleta sono divise da una membrana osmotica sottilissima: quando si rompe l’una, s’incrina anche l’altra. Un problema al flessore della coscia sinistra ha obbligato l’azzurro al ritiro, quando non esisteva più possibilità di rimonta: 4-6, 7-6, 6-0, 2-0 e ciao, ci vediamo la prossima volta. “Non mi piace vincere così, Lorenzo ha giocato un gran tennis nella sua grande stagione”, ha detto più tardi Carlitos riconoscendo i meriti del rivale. E almeno questi nessuno potrà toccarli, malgrado la delusione per una semifinale al Roland Garros chiusa anzitempo.
L’azzurro ha illuminato il Philippe Chatrier per quasi due ore. E’ stato strepitoso con le variazioni, la difesa intelligente, i tocchi morbidi e i colpi incisivi: la grande bellezza applicata alla terra battuta, quel che il pubblico sperava. Sostenuto dalla prima di servizio formato de luxe, il Muso è stato fin dall’inizio attento e determinato, innescando dubbi crescenti nella testa del campione uscente. Ha rischiato poco o nulla, se non immediatamente all’avvio e nel settimo game, salvandosi brillantemente in entrambi i momenti critici. Tema tattico affascinante, tra le righe di un copione già scritto: il carrarino nelle retrovie ad addormentare il gioco, cercando in top il rovescio di Alcaraz; l’altro aggressivo anticipando la risposta, e abile a girarsi per picchiare con il dritto anomalo o ricamare una palla corta: ne avrebbe messe dieci a referto, peraltro con alterna fortuna.
Muso è stato bravo a condurre gli scambi, malgrado il murciano provasse sistematicamente a rubargli il tempo: problema grosso, perché il mago sotto pressione faticava a inventare qualche trucco dei suoi. Eppure ha tenuto banco con stile e coraggio, infilandosi chirurgicamente nell’unico minuscolo passaggio a vuoto di Carlitos al servizio: un cross stretto, un altro in contropiede, il dritto del rivale volato in corridoio ed ecco impacchettato il 6-4 proprio sul traguardo. Uno a zero, ma la complessità della sfida è rimasta evidente.
I confronti diretti illustravano un eloquente 5-1 per lo spagnolo, che tra aprile e maggio aveva già battuto Lorenzo a Montecarlo e al Foro. In più l’italiano era appesantito dalla stanchezza di una lunga e stressante cavalcata. Il mattone tritato gli consente di esprimere schemi fantasiosi, fatti di carezze in back e smorzate millimetriche. Impone però un enorme dispendio di energie. In particolare a uno come lui chimera mitologica: maratoneta con doti straordinarie di scattista, tanto che potrebbe ben figurare nella staffetta 4×100 tricolore verso Los Angeles 2028, in terza frazione tra Marcell Jacobs e Filippo Tortu. E poi c’era da fare i conti con l’oste Carlitos: più offensivo, più potente, leggerissimo negli spostamenti laterali.
La seconda frazione s’è accesa subito. Preoccupato e furioso per lo svantaggio, Alcaraz ha reagito aumentando i giri del motore mentre Musetti alzava inutili barricate: break, lo spagnolo per la prima volta avanti nel match. Lorenzo non ha mollato, ha riordinato le idee nel cambio di campo restituendo il break a zero, per mettere subito la freccia del sorpasso: 3-2. In quel momento Carlos ha rischiato grosso. Anche perché l’illusionista ha spalancato la scatola magica. Un dritto ciclonico che ha strappato il wow di meraviglia a Dustin Hoffman (uno che non sbaglia un film e non si perde una partita clou) in tribuna, la Veronica dedicata alla compagna (e a chi sennò) nell’angolo, soprattutto un duello cappa e spada da cineteca. Prima di servizio, smorzata, lob a scavalcare l’avversario, volée schiacciata a un metro dalla rete: proprio come matare il toro nell’arena. L’altalena s’è ripetuta quasi in fotocopia sul cinque pari, con break e controbreak fino all’epilogo del tiebreak dominato dallo spagnolo: 7-6, colpo da ko per il fantasista e anticamera di una resa incondizionata.
I successivi dieci minuti dell’uragano Carlitos, specialità della casa, hanno spazzato via il match e Musetti. Investito da colpi brutali quanto precisi, Lorenzo nulla è riuscito a opporre fino all’inevitabile 6-0 consumato in venti minuti. Vano anche il massaggio del fisioterapista, l’azzurro ormai era uscito dal centrale con l’onore delle armi. Il suo Roland Garros resta un punto fermo da cui ripartire con enormi certezze: lunedì diventerà numero 6 del ranking, prossimo obiettivo Wimbledon. A mostrare lo splendore sull’erba.