Impressionante. Sinner tortura gentilmente anche l’amico-rivale Rublev e plana ai quarti di finale del Roland Garros per l’undicesima volta in un torneo Slam. Ma è ancora una volta il modo a lasciare interdetti. Il fuoriclasse di San Candido è stato sontuoso per almeno due set, aspettando l’occasione giusta nel terzo senza mai rischiare: la reazione orgogliosa del russo è svanita nell’unico attimo di vana speranza. Andrej è stato superato in tutto, talmente inferiore all’azzurro da accettare la differenza con muta rassegnazione. Nessun gesto plateale di autolesionismo – le ordinarie racchettate sulle ginocchia, fino a farle sanguinare – ma solo occhiate e gesti eloquenti rivolti all’angolo. Come a dire: che posso farci, a questo proprio non gli sto dietro.
Il punteggio è severo: 6-1, 6-3, 6-4. Eppure Rublev ha giocato un buon match, ordinato e giudizioso, robusto e aggressivo, cercando di infilarsi negli spiragli minimi lasciati aperti da Jannik per cambiare aria alle stanze, di tanto in tanto. Dovendo trovare il momento chiave in una sfida scontata, la lente d’ingrandimento si concentra paradossalmente sul game d’avvio: Wonder Boy ha concesso due palle break consecutive, ma il treno è passato così velocemente che Andrej non è riuscito a salire neppure sul predellino. E quando l’ha visto tornare, senza che l’altoparlante del capostazione l’avesse annunciato, era già trascorsa un’ora e mezza: un’eternità disperante, aspettando Godot.
Schizzato 5-0 in appena 21 minuti, Jan ha perso l’occasione di chiudere immediatamente il set per un rovescio finito stranamente lungo: un evento così inatteso che il pubblico è scattato in piedi, applaudendo all’errore con un boato e un oooooh di meraviglia. L’incoraggiamento generoso a Rublev non ha cambiato la situazione. Il cannibale ben educato ha fatto a pezzi l’avversario con apparente scioltezza, concentrato e pronto a offendere malgrado lo score fosse più che rassicurante. Emblematico lo scambio del quarto game: il russo ha spinto come un forsennato senza mai sfondare, l’altoatesino ha recuperato campo alzando il dritto in traiettoria per poi attirare l’altro a rete, e passarlo con lo schiaffo al volo. Che bellezza, e quanta geometria disegnata sulla terra battuta: la lavagna animata di uno scienziato prestato al tennis.
Il resto della partita è stata un’esibizione del campionissimo. Con il malcapitato Rublev nei panni dello sparring partner di lusso: e sì che è il numero 14 del ranking (ma è stato anche il 5), che negli scontri diretti ha battuto Sinner tre volte (su nove), che tre anni fa l’aveva eliminato proprio a Parigi seppure con la complicità di un infortunio. Due break e perentorio 6-3 nel secondo set, con venti punti di fila messi a referto dei turni al servizio. Un unico break sotto il traguardo nella terza frazione e incontro messo in ghiaccio con il 6-4 conclusivo.
“Sono molto felice di com’è andata, io e Andrej ci conosciamo bene perciò abbiamo cambiato qualcosina nel preparare la partita”, ha spiegato l’altoatesino dopo la gara. Sottolineando che “è stato importante chiuderla in tre set, perché il tennis è imprevedibile”. La notazione più interessante è stata però un’analisi della sua poker face. “Non sono così tranquillo come sembro in campo, dentro di me c’è una tempesta di emozioni. Con il tempo però ho imparato a tenerle nascoste per non dare vantaggi agli avversari: li osservo e capisco dall’atteggiamento come si sentono in quel determinato momento”, ha rivelato. Fenomeno anche in psicologia.
La realtà è che Wonder Boy pare davvero incontenibile. La solidità, l’equilibrio nei movimenti, la scioltezza del gesto, le scivolate miracolose manco avesse i pattini o gli sci ai piedi: logico che l’avversario di turno si senta disarmato. Alla decima partita ufficiale dopo i tre mesi di sospensione, Jannik festeggia il primo anno trascorso in testa alla classifica mondiale: 52 settimane riempite con altri due titoli Slam fra New York e Melbourne, le Atp Finals e il secondo trionfo consecutivo dell’Italia in Davis. Ha ora un vantaggio di oltre 2500 punti su Alcaraz, che difenderà il titolo a Wimbledon. Al contrario Sinner sull’erba ha in scadenza 500 punti per la vittoria di Halle e i 400 dei quarti a Church Road: resterà al comando almeno per un paio di mesi ancora. Poi dovrà scontare le cambiali del Masters 1000 di Cincinnati e dell’US Open 2024 (3000 punti totali). Ma prima c’è un magnifico presente da vivere mercoledì: si chiama Aleksandr Bublik, il cosacco talentuoso e bizzarro che ha fatto fuori a sorpresa il favorito inglese Draper. Per un motivo o per l’altro, ci sarà da divertirsi.