Torneo Master 1000 di Madrid, aprile scorso: di fronte negli ottavi Alexander Bublik, 28 anni la prossima settimana, e l’emergente Jakub Mensik. Il ceco ha 19 anni ed è il 19 del ranking, sta strapazzando senza ritegno il kazako – nato in Russia e naturalizzato dal 2016. Al cambio di campo Bublik, stanco e scorato, si rivolge fuori protocollo all’arbitro Lahyani appollaiato sul seggiolone. Il dialogo ripreso dalla telecamera farà il record di clic in rete: “Ehi Mohamed, ricordi quando il tennis era semplice? Era facilissimo giocare. C’era un sacco di gente a caso nella Top 50, che si muoveva a malapena. Ora questo tizio non è nemmeno fra i primi dieci e mi sta ammazzando. Mi spieghi che cazzo è successo?”.
Istrione. Estemporaneo. Ironico. Unico. Sorprendente sempre, banale mai dentro e fuori dal campo. Bublik è questo e tanto altro ancora. Il pubblico del Roland Garros impazzisce per lui, accade ovunque giochi perché la gente ha la garanzia d’aver speso bene i soldi del biglietto. C’è da scommettere che sarà tutto dalla sua parte anche domani, incrociando Sinner nei quarti di finale. Il suo primo quarto in uno Slam. Raggiunto da sfavorito in maniera rocambolesca, tanto per non smentirsi. Prima ha superato l’australiano De Minaur, nona testa di serie, rimontando due set di svantaggio: ““Abbiamo cominciato alle 11, troppo presto per me. Ero ancora addormentato”. Ieri poi il capolavoro, ovvero l’eliminazione dell’inglese Draper numero 5 del mondo.
Perso di corto muso il primo set, brekkato subito nel secondo, Alexander è uscito dalla buca con un tennis da fiera dei sogni. Forse per la prima volta in un torneo così importante, ha tenacemente rifiutato la sconfitta. Tirando fuori dal cassetto il campionario di variazioni e accelerazioni, il servizio a 200 chilometri l’ora e le dolcissime smorzate. Una prodezza dopo l’altra ha ingarbugliato le idee del rivale, l’ha intortato e incartato tra le ovazioni. Finché, proprio al momento di chiudere il match e godersi il trionfo, ha dubitato di sé: due doppi falli, quattro occasioni concesse a Draper per riaprire la partita. Il destino e il grande talento hanno deciso che meritava il successo. Una prima palla vincente, una seconda. Fine.
Bublik s’è rotolato sulla terra battuta, la faccia e la maglietta sporche di rosso. Commosso. Emozionato fino alle lacrime ricacciate indietro, sotto lo sguardo della moglie Tatiana in tribuna: una ragazza gentile, paziente, innamorata di quel suo uomo bizzarro. Cinque minuti di applausi ininterrotti hanno reso ancor più difficile l’intervista del dopogara. Lui senza parole, gli occhi smarriti, ha detto solo: “A volte hai un’unica chance e me la sono presa, è il più bel momento della mia vita. Ma ora basta. Sono un giocatore professionista e ho un’altra partita davanti”. Ciao a tutti, ci becchiamo presto.
E’ più o meno la meravigliosa follia di un genio allergico alle convenzioni. Certo il palmares non è da primo della classe: quattro titoli in undici finali, best ranking 17 nel 2024, quest’anno sceso al numero 82 ma adesso è tornato vicino ai primi 40 della lista. Non provate a cambiarlo, non ci riuscirete. E’ giusto e importante che sia com’è. Anticonvenzionale? La sua confessione a Ubitennis è il ritratto di un’anima: “Quelli diversi sono loro, non io. Penso di essere molto più che normale. Sono la persona che vedi per strada a Parigi la sera prima di una partita: non per fare follie, ma per capire che cosa succede fuori dal campo. Quando ho sonno resto a dormire e salto l’allenamento se non me la sento, recupererò poi. Insomma sono super normale anche se i top player mi fanno sentire diverso: preferisco trovare il mio spazio, tra atleti straordinari, guadagnandomi da vivere così”.
Domani sul Philippe Chatrier ritroverà il Wonder Boy che lo battè quattro anni fa a Miami. Nell’attimo della stretta di mano, gli disse semplicemente: “You are not human”, non sei umano. Oggi spiega: “Incontravo Sinner per la seconda volta in poche settimane e vinse di nuovo lui. Era così giovane e così bravo. So che per battere i migliori tra i migliori devo affidarmi al gioco, perché loro mi supereranno sul piano fisico. Io non sarò mai in grado di correre per cinque ore. L’unica opzione che ho è tentare colpi che sembrano folli, magari battere da sotto o fare tante palle corte”. Teniamoci stretto Bublik il cosacco, gli artisti vanno maneggiati con cura.