Casper Ruud è un grande giocatore e un galantuomo che attraversa un brutto momento. Due volte finalista al Roland Garros, si è ritirato per un infortunio: starà fermo un paio di settimane a guardare le partite in tivù. Con tanti rimpianti. Stamattina però s’è sintonizzato sul Suzanne Lenglen ed è stato come bere un ricostituente. Perché il suo distruttore Sinner ha preso a pallate Jiri Lehecka, 34 del ranking, ancor peggio di quanto avesse fatto con lui al Foro Italico: 6-0, 6-1 al norvegese e 6-0, 6-1, 6-2 rifilato oggi al ceco. “Allora non sono diventato scarso io, è lui che infila nel tritacarne il malcapitato di turno”, avrà pensato rincuorato. E’ proprio così. “La perfezione non è di questo mondo e neppure del tennis, stavolta però ci sei andato molto vicino”, ha detto a Jannik nell’intervista di fine match Alex Corretja – ex numero due del mondo, mica pizza e fichi. Miglior sintesi non poteva esserci.
Jan ha dominato come poche volte capita di vedere. Subito due break di fila e 4-0 in dodici minuti, con Lehecka sgomento e incapace di difendersi. Troppo Sinner, troppo tutto in una volta sola. Armato e disarmante, esplosivo, concentrato, libero di colpire a braccio sciolto: la palla che esce dalle corde cantando e atterra con assoluta precisione là dove osano le aquile, che spettacolo. Prova a prendermi se ci riesci. Servizio negli angoli, risposta flash tracciante che buca la terra battuta, traiettorie pesanti o cariche di rotazioni, dritto devastante, il rovescio chirurgico (la specialità della casa) disegnato in diagonale o lungolinea. Il ceco ha tentato di opporsi a tanta bellezza, sperando che l’uragano passasse in fretta. Purtroppo per lui è invece aumentato d’intensità dopo il raggelante 6-0 in meno di mezz’ora.
Palle break su palle break stipate nello zaino, senza mai concedere al rivale neppure uno spiraglio in cui infilarsi, il fenomeno s’è concesso due pasticcetti sotto rete e una smorzata così così. Gli unici errori nella pagina bianca, che non hanno inciso sul ritmo forsennato proseguito nella seconda frazione. Finché sul 5-0 è avvenuto l’imprevedibile: Jiri ha alzato il calibro del servizio oltre i 220 orari, è venuto avanti per chiudere il punto in volée e ha timbrato il primo game della partita. Evento festeggiato dal pubblico scandendo il suo nome, mentre Lehecka esultava a braccio alzato tra i sorrisi divertiti del suo angolo. Il gol della bandiera ha spezzato l’incantesimo, ovviamente non l’inerzia dell’incontro. Jan ha replicato in scioltezza, spendendo due gocce di sudore riprese dalla telecamera. Poi ha accarezzato una palla no look sotto rete: 6-1 in ghiaccio e nulla da dichiarare.
Mettetevi nei panni del ceco. Lehecka, 23 anni come la Volpe Rossa, allievo di Tomas Berdych, è atleta polivalente tra sci, nuoto e ciclismo. Il fisico scolpito è il motore del suo gioco, fatto di potenza e aggressività. Caratteristiche che gli hanno consentito in questa stagione di battere Alcaraz a Doha e vincere il torneo di Adelaide. Specialista del cemento, temibile colpitore da entrambi i lati del campo, è pericoloso in attacco e vulnerabile quando difende. E’ vero, il mattone tritato non è casa sua, anche perché perde efficacia se costretto a spostamenti laterali. Ma finora il cammino a Parigi era stato esemplare: superato Thompson all’esordio, aveva liquidato il favorito spagnolo Davidovich Fokina, centrando 12 ace e una media di 201 chilometri orari al servizio. Insomma nel borsone non teneva pallottole spuntate, anzi.
Sotto due set a zero, per di più in quella maniera, è stato eroico a cacciare via la tentazione di filare nella doccia. Ha provato ancora a resistere all’assedio, mentre Jannik continuava glaciale nell’esercitazione di tiro a segno. La tortura è finita con un abbraccio fra amici sotto rete, dopo un’ora e 34 minuti clamorosi da proiettare nelle scuole tennis: così si gioca solo in paradiso. “Mi sono sentito benissimo, ho capito subito che potevo partire forte”, ha commentato l’azzurro elogiando il suo box per avergli suggerito la giusta tattica. Stasera finale di Champions alla tivù, domani sveglia tardi (a Wonder Boy piace dormire), poi allenamento leggero nel pomeriggio per tenere attiva l’energia: lunedì c’è il russo Rublev negli ottavi, fra i due è stata sempre battaglia. Ma un Sinner così ha già prenotato la finale.