Gracias, Rafa. E ancora: merci pour ces merveilleux moments.
Alle 18.23 del pomeriggio il tempo s’è fermato sul Philippe Chatrier, lo stadio stracolmo e tutti in piedi fra molte lacrime. Quindicimila spettatori ad applaudirlo commossi, con indosso una maglietta color terra di Siena: il colore del re sul mattone tritato, mito che ha conquistato 14 volte il titolo al Roland Garros. E’ il record imbattuto e imbattibile di Rafael Nadal Parera, nato a Manacor il 3 giugno 1986, giocatore di tennis, ventidue Slam in carriera. Mancino e hombre vertical. In tribuna con gli occhi umidi la moglie Maria Francisca (che gli ha regalato un piccolo Rafa), la sorella Maribel, il padre Sebastian e la madre Aina Maria, lo zio Toni coach e pigmalione: la famiglia che l’ha aiutato a crescere e diventare campionissimo. Sparpagliati sugli spalti c’erano Carlitos Alcaraz con Juan Carlos Ferrero, Iga Swiatek, Amelie Mauresmo, Gilles Moretton, Jo-Wilfried Tsonga, Yannick Noah: nomi del grande tennis passato e presente. Infine, ospiti speciali, i Big Three che con lui hanno dominato la scena per vent’anni. Sono entrati in campo uniti per abbracciarlo: Novak Djokovic l’irriducibile, Roger Federer e Andy Murray. Insieme, tutti insieme, hanno segnato un’epoca come i Beatles: loro sono e saranno i Fab Four, sempre e per sempre.
La cosa più difficile per Nadal è stata parlare senza farsi sopraffare dall’emozione. Ha seguito a stento le righe scritte in francese sui fogli che s’era portato in tasca, mentre le immagini sul maxi schermo ne raccontavano le straordinarie imprese. “Enorme gratitudine a chi ha consentito questa celebrazione nel cuore del mio court”, ha attaccato ricordando come sia diventato cittadino di Parigi ad honorem. Da fuoriclasse qual è ha evitato di dire che in Spagna, nella Davis a Malaga, s’erano dimenticati di onorarlo con un medesimo tributo. Ma del resto casa sua è davvero Parigi. “La mia prima volta qui è stata nel 2005, avevo diciott’anni e ho capito subito che cosa il Roland Garros avrebbe rappresentato”, ha sottolineato. Quindi, rivolto agli amici avversari di una vita, convenuti per l’occasione: “Il tempo cambia le prospettive, siamo stati grandi rivali ma comunque rispettandoci: dobbiamo essere orgogliosi di quanto abbiamo fatto”.
Sono state sfide indimenticabili: 124 partite dure e bellissime, in cui ciascuno ha dato il meglio di sé stimolato dal confronto con l’altro. Il saldo di Rafa è positivo: 70 vittorie e 54 sconfitte, l’albo d’oro porta la sua firma autorevole. Indelebile ed eterna come la placca bianca – regalo a sorpresa – conficcata nella terra rossa del Philippe Chatrier: una targa che porta impressa l’impronta della sua scarpa, come il calco delle mani dei divi e delle divine sulla Walk of Fame di Hollywood. Inevitabile che anche la chiusura fosse ad alta gradazione emotiva, con una frase nostalgica diretta al pubblico: “Vi ringrazio per il vostro amore che mai avrei potuto immaginare, ora che non posso più giocare”.
Archiviato l’evento principe, resta da dire dei due big azzurri impegnati nella giornata inaugurale del campionato del mondo sulla terra rossa. Il primo a scendere in campo è stato Musetti opposto al tedesco Hanfmann, 23 anni contro 33 e soprattutto il numero 7 di fronte al numero 137 della classifica. Lorenzo il Magnifico ha passato la prima ora e venti del match a combattere contro le folate di vento, riannodando gli schemi con giudizio e pazienza. Finché senza correre rischi ha assestato il colpo nel momento cruciale della frazione iniziale: sul 5-5 il giovanotto di Karlsruhe s’è irrigidito, perdendo la misura del dritto e concedendo il break. Vantaggio sfruttato immediatamente dal carrarino che ha chiuso 7-5 con una volée d’autore.
La partita è finita lì. Prosciugato dell’energia mentale più che fisica, il tedesco non ha più opposto resistenza. “Goditi il momento”, gli hanno suggerito dall’angolo visto che ormai non c’era più partita. Liberati braccio e mente, il Muso ha dato spettacolo con una serie ininterrotta di capolavori: secondo e terzo set sono scivolati dolcemente 6-2, 6-0 in due ore e sette minuti complessivi. Lorenzo promosso dunque a pieni voti, conscio di poter essere protagonista del torneo. Prossimo avversario sarà il colombiano Elahi Galan, uscito vittorioso da una maratona in cinque set con il francese Royes.
Molto più complicato l’esordio di Paolini, testa di serie numero quattro e campionessa uscente. Una cambiale di punti che evidentemente le pesa addosso. Di fronte alla cinese Yue Yuan, 61 del ranking, Jasmine ha vinto il primo set vinto in scioltezza 6-1. Pareva una discesa facile facile, ma improvvisamente il copione è cambiato radicalmente. Per colpa di un calo di tensione, la toscana ha ceduto subito il servizio nella seconda frazione senza più riuscire a riprendere in mano il filo del gioco. Tra break e controbreak, arrivo al fotofinish con Yuan brava a spuntarla 6-4. Il resto è stato un saliscendi di emozioni, errori, rincorse e colpi di scena. Jas ha buttato via il piccolo vantaggio iniziale e s’è ritrovata indietro 3-2, con la rivale a servire. Sul ciglio del burrone, s’è però ricordata d’aver appena trionfato in singolare e doppio al Foro Italico. Non poteva mollare così. Con fatica ha rammendato lo strappo, ha messo il naso avanti e archiviato la pratica 6-3. “Ero molto tesa”, ha detto sorridendo alla fine. Miss Smile non si smentisce mai.