Cento di questi giorni, Djokovic. Il campionissimo centra il record che gli mancava: centesimo titolo ATP di una carriera inimitabile costruita attorno a 24 Slam. E’ accaduto a Ginevra, in un torneo categoria 250 sulla terra. Non certo di primo piano, ma che importa. Il succo è che Nole ha battuto 5-7, 7-6, 7-6 il polacco Hurcacz in una finale tiratissima, durata oltre tre ore. E’ la partita che gli permette di entrare nell’albo d’oro dell’Era Open, in tripla cifra, dietro solo a Jimmy Connors e Roger Federer, rispettivamente a quota 109 e 103 titoli. Alle sue spalle altri pezzi della storia del moderno jet tennis: Ivan Lendl 94, Rafa Nadal 92, John McEnroe 77, Rod Laver 72, Bjorn Borg 66, Ilie Nastase 64.
Conquistata la medaglia d’oro ai Giochi di Parigi, il Djoker aveva perso la finale a Shanghai 2024 e a Miami 2025 sfiorando il primato senza riuscire ad acciuffarlo. Pareva un sortilegio, spezzato finalmente stavolta per la felicità della moglie Jelena, dei figli Stefan e Tara, dei genitori. Tutti uniti sulle tribune dello stadio svizzero per celebrare un’impresa specialissima, dopo aver festeggiato giovedì il trentottesimo compleanno di un Highlander. E’ stato il destino a volere così. La prima perla della lunghissima collana risale al 23 luglio 2006 ad Amersfoort, Olanda, dove Nole aveva superato in finale il cileno Nicolas Massu: lo stesso che oggi era all’angolo di Hurcacz, in veste di coach.
Il successo è un segnale partito da Ginevra e arrivato al Roland Garros che inizia domenica. Ci sono anch’io, è l’urlo del leone serbo. Tra gli avversari spiccano due italiani con enormi ambizioni. Il primo a scendere in campo sarà Lorenzo Musetti, che comincia l’avventura affrontando sul Philippe Chatrier il tedesco Hanfmann (di nome fa Yannick, la differenza è piccola ma salta agli occhi). Lunedì toccherà invece al vero Jannik opposto al francese Rinderknech. “Vedremo il mondo, Parigi: vita mia, a noi due!”, recitava l’Amleto di Jules Laforgue, molto più determinato del predecessore scespiriano. Come lui anche i nostri due assi scendono in pista mirando in alto e senza palesare dubbi.
“Mai stato così pronto”, assicura il Muso. Lorenzo il Magnifico, che diventerà padre per la seconda volta, non usa mezzi termini: “Sono venuto qui con l’ambizione di andare il più avanti possibile e alzare il trofeo. È la mentalità che un top player deve avere”. Numero otto in classifica, il carrarino vola sull’onda di due mesi da sogno: la finale giocata a Montecarlo e le due semifinali consecutive tra Madrid e Roma, tutti Master 1000. E’ nella parte bassa del seeding: potrebbe incrociare Rune agli ottavi, poi eventuale quarto di finale con Fritz e una semifinale con il campione uscente Alcaraz.
Quanto a sua maestà Sinner, festeggerà il 5 giugno le 52 settimane da numero uno. Non sarà un percorso semplice. Nella sua fetta di tabellone sono confluite le teste di serie più robuste: iI fuoriclasse di San Candido potrebbe incrociare l’inglese Draper nei quarti, quindi in semifinale uno tra Zverev o in alternativa l’eterno zio Djokovic. Guarderà negli occhi Carlitos, seconda testa di serie, soltanto in una possibile finale. Prima però Jan dovrà superare ostacoli non banali: lo spagnolo Davidovich Fokina al terzo turno, il padrone di casa Fils oppure il russo Rublev negli ottavi di finale. Wonder Boy sta testando sé stesso dopo i tre mesi senza partite e il rientro a Roma: una prova positiva, al di là della sconfitta nell’ultimo atto del torneo. Ma al Roland Garros servirà di più.
La machina sapiens altoatesina è ai box per gli ultimi aggiustamenti a motore e carrozzeria. E’ lui a spiegare lo stato dell’arte: “Abbiamo raccolto alcuni dati a Roma sia sui parametri atletici, come la velocità di corsa e l’accelerazione, sia sugli aspetti tecnici come la rotazione e la velocità media dei colpi. Alcuni sono molto buoni, altri mostrano che non sono ancora dove voglio. In campo al Foro mi sono sentito esattamente così. Spero di avere il tempo per fare qualche piccolo cambiamento qui, lavorerò duro per raggiungere un livello di gioco adeguato”. Anche perché il tennis sulla terra rossa è un altro sport: “Quando lotti al meglio dei cinque set sulla terra battuta devi essere pronto mentalmente e fisicamente, è un discorso di costanza e solidità”, spiega il ragazzo rosso.
La pattuglia tricolore è numerosa e agguerrita. A partire da Flavio Cobolli, che ha santificato il sabato del villaggio trionfando ad Amburgo: successo prestigioso per 6-2, 6-4 su Andrey Rublev in un torneo 500, grande tradizione e grandi firme nell’albo d’oro, che lo proietta al numero 26 nella classifica in tempo reale. Risultato che ha seguito di un paio d’ore dopo la vittoria nel doppio di Bolelli-Vavassori, a completare una giornata azzurra memorabile. Oltre a questi scenderanno in pista Sonego, Arnaldi, Darderi, Luca Nardi, Bellucci, Zeppieri, Gigante e Passaro. Più Bronzetti e Cocciaretto nel femminile, capitanate da Paolini. Jasmine, numero quattro del mondo, finalista nell’edizione 2024, ha una cambiale pesante in termini di punti da scontare. Ma non teme la sfida: “Mi piace competere. L’anno scorso ho fatto esperienze che mi hanno aiutata: sono cresciuta e sento tanta fiducia, anche se ho la consapevolezza che è dura confermarsi”. Se tutto andrà bene ritroverà nei quarti la polacca Swiatek, campionessa uscente. Poi chissà. Miss Smile vuole continuare a sognare, assieme a tutta la squadra.